Katia Tarasconi, la nuova “rottamatrice” del Pd


Foto: Katia Tarasconi

Salvino Cavallaro – A sentire Katia Tarasconi, consigliera Pd dell’Emilia Romagna che sabato 17 novembre ha preso la parola durante l’assemblea dem, viene proprio voglia di ringraziarla per il coraggio, la chiarezza e la semplicità con la quale ha saputo interpretare i sentimenti di quegli italiani che sono stati delusi dal Partito. Un boomerang che si è ritorto contro ed ha agevolato il successo elettorale del M5S e della Lega, che adesso condividono le poltrone più alte del Governo. “Nel mio intervento ho voluto sollecitare i vertici ad ascoltare, perché le idee sono tante e non possono non essere prese in considerazione” dice la Tarasconi con la fermezza di chi vuole scuotere l’ambiente a reagire attraverso idee politiche innovative che non sappiano di stantia voglia di personalismi. E poi questo antico iter di preferenza per la prima fila di coloro i quali sono seduti al congresso con la prosopopea di essere i più importanti a prendere la parola, lasciando in fondo alla sala coloro i quali avrebbero tante cose da dire ma non vengono ascoltati. Tutto ciò, in base a quanto è emerso dalle parole della consigliera, non fa altro che rallentare il processo innovativo nell’azzerare tutto per ricominciare con una classe politica nuova che proponga nuove idee. Per fare questo, nel “Tarasconi pensiero” c’è l’esigenza assoluta di ascoltare la gente, assorbirne i loro bisogni, le esigenze di un vivere quotidiano che significa sviluppo economico e sociale. Solo fatti veri e non il solito politichese intriso di ipocrite lotte interne che sanno di sete di Potere personale. E’ ora di cambiare registro, voltare pagina, dimostrandosi realmente accanto a chi si è disperso tra i meandri grillini o si è fatto entusiasmare dai discorsi populisti della Lega. Un dire d’impatto, quello della Tarasconi classe 1973, provocatorio quanto consapevole che è l’unico modo per risvegliare certe coscienze che hanno ancora oggi bisogno di riflettere sulle manchevolezze di un Pd che attraverso mille scorporazioni interne, ha favorito quella che pochi mesi fa apparteneva all’opposizione di governo e che oggi ha ribaltato ogni cosa. “ Devono tutti fare un passo indietro” – continua la Tarasconi – “almeno se non vogliono celebrare la morte del Pd. Abbiamo tutti il morale sotto le scarpe. Alle Amministrative ed europee rischiamo di prenderci un’altra randellata. Perché non abbiamo capito che è cambiato il mondo, che non basta cambiare segretario ogni due anni. Servono idee, persone nuove e un nuovo schema di gioco. Siamo un partito ottocentesco”. Parole che all’apparenza potrebbero sembrare offensive, ma riteniamo che appartengano tutte all’idem sentire della gente del Pd che ad un certo punto della vita elettorale si è trovata davanti a una “selva oscura ché la diritta via era smarrita”. Fragilità molto comprensibili, e di questo dobbiamo dire “grazie” proprio ad una classe politica che, purtroppo, presa com’è stata da mille spaccature interne ha dimenticato l’essenza di ascoltare le persone per venire loro incontro e costruire insieme un Paese degno dell’italica storia di sinistra, sempre così ricca di personaggi politici che erano l’esempio eclatante di ideologie teorizzate e al contempo concrete nel significare un’appartenenza politica che non si confondeva con nessun’altra. Il Pd dia retta a Katia Tarasconi, registri il suo messaggio, il suo intervento, lo riascolti attentamente se è necessario, perché tra tante idee innovative sempre soltanto di facciata di certa classe dirigente marcatamente disgregativa, si ritrovi la vera identità attraverso l’ascolto della gente e di quelle cariche che in seno al partito non appartengono propriamente ai primi della classe, ma suggeriscono ugualmente idee attendibili per il futuro del Paese.

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