L’emozione di vivere l’udienza di Papa Francesco


Foto: Udienza Papa Francesco

Salvino Cavallaro – Per chi crede e chi non crede, riteniamo che l’emozione di incontrare Sua Santità Papa Francesco in udienza generale, debba essere vissuta almeno una volta nella vita. Difficile da dire cos’è quella Sala Nervi nell’attesa del Papa. Migliaia di persone arrivate da tutto il mondo sono pronte a sfidare la stanchezza provocata dal viaggio, ma anche dall’ansia che poi, all’arrivo di Francesco in sala, si tramuta in vera emozione. E lui, Sua Santità, a passare tra lo stuolo della gente e fermarsi, porgere una carezza, toccare la fronte degli adulti e lasciare il segno della croce attraverso il suo dito pollice. E poi il bacio ai bimbi più vicini. Segni di tenerezza infinita che commuovono, anche se tu non sei riuscito ad arrivare lì davanti alle transenne per sperare di ricevere un suo gesto anche per te. Francesco non si risparmia mai, sta con la gente che ha bisogno di conforto e di un gesto di umanità. E’ il Papa di tutti, colui il quale mette in atto il Vangelo coi fatti, con i comportamenti di tutti i giorni in cui non si riscontra mai alcun segno di ipocrisia. Ma il mercoledì è un giorno speciale per Francesco, è il giorno dell’incontro con i fedeli, che poi sono persone con le quali riesce ad instaurare un’empatia particolare. Abbiamo visto pellegrini di lingua francese, inglese, (Inghilterra, Australia, Stati Uniti d’America) tedesca, araba, spagnola, portoghese, polacca, lituana, italiana. A tutti il Papa ha dato il benvenuto senza ma dimenticare quel “Fratelli e sorelle, buongiorno” – un fatto di buona educazione personale che va oltre ogni pensiero mistico, ma che si traduce come un alto senso del rispetto. Eppure lui è il Papa, l’alto potere della Chiesa che viene smitizzato dalla disarmante semplicità di atteggiamenti che sono insiti in Francesco, quasi fosse uno qualunque. “Rivolgo un pensiero affettuoso ai giovani, agli anziani, agli ammalati e agli sposi novelli” dice Sua Santità. E poi, con grande voglia di non dimenticare nessuno dice: “Sono lieto di accogliere i sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù – Dehoniani; i Sacerdoti che partecipano al “Progetto Secondo Annuncio” con il Vescovo di Albano, Mons. Marcello Semeraro e i membri della Famiglia Claretiana. Saluto le Parrocchie, soprattutto quelle di Canosa di Puglia e di Barletta; l’Associazione Italiana Sclerosi Multipla; il Gruppo Nova Facility di Treviso; l’Associazione Nuovi Talenti Speciali di Verona e l’Associazione per la lotta ai tumori al seno, di Foggia”. E man mano che il Papa ringrazia i fedeli nell’aula Nervi, rimbombano i cori festanti dei gruppi provenienti da ogni dove. E tu sei lì, frastornato da mille pensieri mistici che toccano il cuore e si intrecciano con il tuo realizzare come dinnanzi a certe cose ci si possa sentire piccoli. Sì, piccolo dinnanzi al mondo racchiuso davanti a Francesco in quella sala, in quel dato giorno, in quel dato momento. Poi, improvvisamente, c’è un fuoriprogramma. Un bimbo di tre anni durante l’udienza sale sul palco, elude la vigilanza della mamma che è tra il pubblico e si dirige verso il Papa. In seguito, per nulla intimorito, il bimbo si sposta verso la guardia svizzera posta vicino al trono papale e gli tocca la mano, forse incuriosito dall’alabarda o dai guanti bianchi. Intanto Papa Francesco e monsignor Georg Gaesnwein ridono, e mentre la mamma salita sul palco cerca di prenderlo, Sua Santità le ha detto di lasciarlo stare; “E’ argentino” ha detto scherzando, “E’ indisciplinato”. Poi, al momento della sintesi della catechesi in lingua spagnola, il Papa ha spiegato che quel bimbo non poteva parlare: “Anche se è muto sa comunicare, sa esprimersi. E c’è una cosa di più: è libero; indisciplinatamente libero. Tutti possiamo chiederci se siamo altrettanto liberi di fronte a Dio. Davanti a Dio, tutti dovremmo avere la libertà di un bambino davanti a suo padre. Chiediamo la grazia che questo bambino possa parlare” ha aggiunto Francesco tra gli applausi scroscianti dei settemila fedeli presenti. E intanto l’udienza del Papa volge alla fine con la recita del “Padre Nostro” in latino e la benedizione di Francesco. Una giornata particolare corredata da mille filmati e fotografie fatte dagli innumerevoli cellulari alzati in alto, nella speranza di riprendere lui, il papa che vuole essere chiamato semplicemente Francesco.

 

Articoli simili