Antonio Paolino, “Non sono raccomandato e neanche figlio di giornalista……”


Foto di Antonio Paolino, Direttore di Radio Bianconera.

                                                                                         SALVINOCAVALLARORUBRICANUOVA Rubrica “Incontri”

                                                                                                    A cura di Salvino Cavallaro

Nel proseguire le mie interviste per la rubrica “Incontri”, spesso mi chiedo quale potrebbe essere il prossimo mio interlocutore in grado di interessare i lettori. E allora vado mentalmente alla ricerca di un profilo umano che attraverso la propria esperienza di vita professionale e anche personale, funga in qualche modo anche da esempio a chi incomincia un certo tipo di rapporto con il mondo del lavoro. Antonio Paolino, direttore di Radio Bianconera, è un personaggio che si è fatto da solo, vivendo le esperienze giornalistiche attraverso la passione di chi per natura possiede il sacro fuoco del fare. Semplicità, competenza e sportività sono il suo biglietto da visita a cui si aggiunge la predisposizione alle relazioni umane e, non ultima, la sua radicata passione per la Juventus, la squadra del cuore. Oggi, come dicevamo pocanzi, lavora in radio nel ruolo di direttore responsabile di RBN, dopo avere fatto molta gavetta giornalistica che gli è valsa come palestra di vita. E allora ascoltiamo ciò che è stato il suo percorso professionale e umano, ricavandone magari momenti di riflessione per chi, e non solo, ha la passione per il giornalismo e vede la radio come sogno da accarezzare. Buona lettura.

Direttore, eccoci arrivati al primo anno di Radio Bianconera. Il bilancio è positivo?

Sì, il bilancio di questo primo anno di RBN è assolutamente positivo. E’ iniziato un percorso bello, intrigante e, soprattutto, vedo qual è l’affetto che arriva dai tifosi. Tutti dicono che mancava una radio come la nostra. Noi, assieme all’editore, non possiamo che essere molto soddisfatti del lavoro fatto e anche gratificati dai commenti positivi dei tifosi, i quali hanno evidentemente capito il percorso del nostro progetto.”

Essere direttore di una radio così tanto ascoltata dai tifosi della Juventus, comporta più fatica o soddisfazione?

Guarda, se uno pensasse sempre alle fatiche non farebbe mai il direttore. Se poi uno pensasse a fare solo il direttore non faticherebbe. Diciamo che le soddisfazioni arrivano attraverso il tempo che dedichi ad ascoltare sia gli ascoltatori sia i colleghi con i vari progetti. Il nostro è un progetto ambizioso, dove la cosa più interessante è il fatto che dai spazio anche al pensiero dei tifosi che spesso è sottovalutato. Noi di RBN proviamo a ripartire da una prospettiva completamente ribaltata.”

Sappiamo che RBN ha molto seguito in tutta l’Italia. Tutto questo ti crea un po’ di emozione?

Mi carica di responsabilità perché la bocca deve essere sempre collegata con il cervello. Spesso e volentieri, invece, quando si parla o si chiacchiera si dice la prima cosa che si pensa. Qui bisogna pensare e sapere le responsabilità che hai nel lanciare un determinato messaggio. Sai, devo dire onestamente che vorrei lanciare tutti i giorni il messaggio di essere un competitor sportivo, bilanciare messaggi sportivi e quindi di sottolineare l’aspetto che dopo novanta minuti di partita dovremmo essere tutti di nuovo lì, a ragionare forse di cose ancor più importanti.”

Disquisendo sempre di calcio e di tifo bianconero, non si rischia di essere monotematici con il timore di stancare anche qualche ascoltatore?

Noi di RBN adottiamo il sistema di interagire anche con i tifosi di altre squadre. E non è un caso che ogni settimana diamo spazio all’avversario, facendolo entrare puntualmente nel nostro salotto con il massimo rispetto. E allora, come tenere viva la fiammella dell’interesse? Intanto, capisci bene che trattiamo un argomento di così largo interesse pubblico. Parlare sempre di calcio a volte nausea anche noi stessi, tuttavia, ritrattando l’argomento facendo intervenire tutti e cercando di educare una cultura sportiva, diciamo che qualcosa di interessante e diverso su cui controbattere c’è sempre. Però tengo a sottolineare questo aspetto. Purtroppo si pensa che molto funziona di questo tipo di radio in Inghilterra e in altri Paesi in cui bisogna tenersi dentro le cose, parlare sempre con le stesse persone e senza far entrare nessuno della parte avversaria. Ecco, diciamo che è un esperimento che finora sta apportando ottimi risultati, facendo sentire gobbo anche chi gobbo non vorrà mai esserlo nella vita.”

7 Gold, Juventus Channel, Tuttosport.com e Premium Sport, hanno rappresentato le tue esperienze professionali prima di RBN. Qual è quella che ti ha dato di più sotto il profilo anche umano.

Ogni esperienza ha insegnato qualcosa. Ogni esperienza è arrivata al momento giusto. Io ricordo le prime esperienze in radio e dico a chiunque voglia iniziare questa carriera, che la radio non ha eguali. E credimi, non è perché sto facendo radio adesso, ma perché ritengo che sia la migliore palestra possibile. Non ti vedono ma ti sentono, e nel frattempo puoi allenarti all’uso della voce, del microfono e toglierti un po’ di timidezza che capita naturalmente quando non hai ancora la giusta esperienza per poter fare altro. Poi, man mano c’è una scala, ci sono dei valori, ci sono dei meriti, ci sono delle fortune e anche delle porte che si aprono e poi si chiudono, perché purtroppo sappiamo come sta andando il mondo del giornalismo che è tutto complicato. Radio Bianconera arriva non ultima, non prima, ma a coronamento di tante esperienze quando c’è da reinventarsi il proprio ruolo.”

E poi c’è questa bellezza del rapporto interpersonale con l’ascoltatore che può essere tifoso della Juventus ma, come mi hai detto, può essere anche tifoso di un’altra squadra. Questo mi fa pensare alla diversità di fare giornalismo tra la radio e chi scrive su carta stampata o su web.

E’ tutto questo. Dall’altra parte sei un volto, un utente. Qui diventi un collaboratore, una voce, quasi un consigliere e molto si sviluppa attraverso il dibattito che è capace di amplificare tutto a dismisura. L’idea è semplice, ma diventa difficile se non c’è la volontà da parte di chi fa radio e da parte di chi ascolta.”

Antonio, quando e come è cominciata la tua attività di giornalista?

Ho avuto la fortuna di avere uno zio che bazzicava nelle radio come tecnico, tra cui Radio Centro95, e mi portava a vedere le partite della Juve e del Toro. Ricordo che mi faceva entrare allo stadio e mi chiedeva di dargli una mano. Ho cominciato così a guardare le partite con un altro occhio, accorgendomi che dalla tribuna stampa i pareri erano molto discordanti. Così ho cominciato a capire la varietà di pensieri che poteva esserci attorno ad una partita. A quel punto mi sono chiesto se avrei potuto dire anche la mia idea in merito. E da quel momento ho incominciato la mia trafila appassionandomi. Non sono un raccomandato, non sono un figlio di giornalista, ma sono un uomo di campo che da ragazzo amava il calcio e la Juve, grazie a quello zio che mi regalò la bandiera bianconera. Poi il destino mi ha dato la strada e la passione mi ha dato l’opportunità di continuare.”

Penso che nel tuo ruolo, tu debba avere con i tuoi collaboratori un rapporto professionale continuo e anche intenso di idee magari innovative. E’ così?

Siamo al primo anno e mi sento un po’ come l’allenatore che viene alla Juve per la prima volta. Devi fare emergere le qualità di ciascuno. Io, probabilmente, avrò tanto da insegnare per quanto ho imparato, ma in questa fase è importante che i collaboratori e anche chi interviene solo un minuto al telefono, possa sentirsi bene. Dunque, in questa fase lascio davvero emergere le qualità di ciascuno. Il secondo step sarà quello di mettere a punto un po’ di altri aspetti.”

Come concili la tua vita privata con il lavoro?

Devi pensarci attentamente, altrimenti vieni trascinato e prosciugato. Questo non sarebbe giusto e quindi ci sono dei momenti in cui devi essere bravo a “spegnere la radio”.

Se non avessi fatto il giornalista, cosa avresti fatto nella vita?

Avrei fatto l’educatore nei villaggi turistici per bambini. Ho iniziato così ai tempi in cui studiavo, ho insegnato calcio, mi sono divertito, ho conosciuto gente con quella formula semplice che non bisogna andare in cima al mondo per scoprire chissà che cosa, ma è importante stare in mezzo alla gente e soprattutto ai bambini.”

Nell’ambito del palinsesto di RBN, intrattieni un programma assieme a Chiara Papanicolaou. Mi sembra un’ottima accoppiata professionale, in cui emerge un idem sentire che rende piacevole l’ascolto.

Cose di calcio, è il titolo del nostro programma. Sai benissimo che con una donna appassionata al mondo radiofonico e magari un po’ meno al mondo pallonaro, bisogna parlare di cose in generale. Chiara interviene sempre a gamba tesa sulle cose di tutti i giorni, e cioè di cultura, di sport, di politica, di costume e quindi da spalla che era, oggi è diventata una valida collaboratrice nel costruire questo programma che ha tanto di sport, ma vuol far capire che un pizzico d’ironia non guasta mai nella vita, così come nel narrare le partite, lo sport e gli allenamenti. E poi, sai, qualcuno può saperne di più di calcio rispetto a un altro. Non è questione di genere o di chi ne sa di più, ma semplicemente vogliamo far capire in due ore che bisogna sapersi prendere in giro, rispettare le culture e che tutti possiamo parlare di calcio. Diciamocelo chiaramente, io gli scienziati del calcio non li ho ancora conosciuti, anzi sono stati i primi derisi proprio dai saggi ascoltatori che non sono poi così stupidi nel comprendere quello che dici o quello che non dici.”

Antonio, hai un sogno personale da chiedere alla vita in questo momento?

Guarda, in questo momento ritengo che l’età ti aiuti a pensare di più, ad accendere di più una luce sul mondo che sia più giusto per tutti e non solo per coloro i quali sanno vedere lungo. Sogno un mondo migliore per le generazioni che verranno e per quelli che ci stanno capendo poco in questo momento.”

Salvino Cavallaro

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