Foto: Franco Leonetti.
Rubrica “Incontri”
A cura di Salvino Cavallaro
Franco Leonetti, giornalista – scrittore, già autore del romanzo “Linea d’Ossigeno” pubblicato nel febbraio 2008, ha scritto e divulgato nel 2012 anche il libro “Sei note di Pentagramma”, edito da “Lettere Animate”. Egli si divide tra grandi passioni calcistiche per la “sua” amata Juventus e il diletto di scrivere libri e comporre testi che manifestano il suo interesse verso l’analisi, le ispezioni e le osservazioni dell’individuo contemporaneo, in una sorta d’introspezione capace di dare una logica spiegazione a certi comportamenti apparentemente insignificanti che emergono preponderanti nell’uomo di oggi. Franco Leonetti è uno scrutatore dei nostri tempi, capace di analizzare attentamente tutto ciò che sembra privo di logica. “Sei note di Pentagramma” é un titolo che prende spunto dal suo amore per la musica. Tutti sanno che le note musicale sono sette, ma nel suo libro se ne manifestano solo sei. La nota che non c’è, infatti, è quella che manca alla nostra società per ritenersi compiuta. Proprio quello che i media contemporanei ci illudono che ci sia per chissà quale interesse suggerito dal dio denaro. Ma la vera vita di tutti i giorni è priva della settima nota, un ammanco considerevole che, nonostante appaia insignificante, assume invece connotazioni di vitale importanza che si riflettono su una non buona qualità di vita. Di questi temi ci parla l’autore Franco Leonetti nel suo ultimo libro. Un’analisi concreta della realtà contemporanea che si manifesta con una punta d’amarezza e delusione su quello che potrebbe essere con l’aggiunta di quella magica nota mancante del pentagramma musicale, e che invece non é. Un libro che parla dell’uomo con i propri progetti, i sogni, le delusioni, le vittorie, le amarezze e le speranze che s’intersecano in un quotidiano difficile, fatto comunemente di difficoltà di vivere. Questo è Franco Leonetti, uomo sensibile, aperto al dialogo, pronto alle relazioni sociali che sono l’essenza e il vero significato della vita di sempre. Come dicevo altre due passioni lo caratterizzano nell’amore per la musica e per il calcio. Già, il calcio, materia per la quale svolge l’attività di giornalista sportivo competente e vero tifoso della Juventus. Egli è stato opinionista di punta nella trasmissione televisiva “Forza Juve” con la sua rubrica “Il ruggito di Leonetti”, in onda su Rete 7 Piemonte e sul canale SKY 825. In questo periodo i tifosi bianconeri lo seguono su 7 Gold, la rete televisiva privata che si basa essenzialmente su cose di calcio. Inoltre, Leonetti intrattiene anche il suo rapporto con i tifosi a mezzo Twitter, dove pubblica tempestivamente le notizie calcistiche della Juventus, sempre verificate nella loro veridicità. “Uniti ce la faremo”, sembra scrivere tra le righe Franco Leonetti con il chiaro intento di volersi rendere complice di chi ha a cuore le sorti del calcio inteso come sport e cultura sociale. E’ l’eterna metafora della vita in cui il pallone che s’interseca tra gioie, emozioni profonde e amarezze senza fine, s’identifica con le “Sei note di Pentagramma”. In fondo, il calcio per essere perfetto manca sempre di una nota. Proprio come il significato profondo che si evince dal libro di Franco Leonetti. Sono dunque questi i temi profondi che mi hanno esortato a intervistare questo personaggio di particolare intensità culturale non solo calcistica, che non può far altro che stuzzicare la curiosità dei lettori.
Il giornalista-scrittore Franco Leonetti
Franco, come nasce la tua passione per il giornalismo?
“E’ una passione che è nata quando ero ragazzino e andavo a scuola. Mi piaceva molto scrivere i temi e da lì ho capito che la scrittura e l’aspetto giornalistico fanno parte del mio DNA. Poi devo dirti che ho una testa sicuramente più letteraria che matematica, per cui il passo è stato quasi automatico.”
C’è dunque un nesso con la tua voglia di scrivere libri.
“Assolutamente sì, scrivere libri è una conseguenza della mia attività giornalistica e la voglia di approfondire alcune tematiche che magari nel quotidiano e nel lavoro che uno svolge non può trattare. Possiamo dire che è stata una diretta conseguenza.”
La passione per la musica è qualcosa che nasce con te?
“Sì, nasce con me. Ho iniziato a fare il giornalista musicale, e tra l’altro, a latere dei miei impegni con lo sport, continuo a essere giornalisticamente attento al mondo musicale e faccio delle recensioni. Quindi il primo passo è stato quello di scrivere su dei magazine musicali per poi evolvermi in varie altre situazioni di partecipazione in radio e televisione, mantenendo sempre l’amore inveterato per la musica.”
E poi la Juve, un’altra tua grande passione. Perché proprio la Vecchia Signora d’Italia e non un’altra squadra?
“Sono nato da una famiglia prettamente juventina, infatti, anche mamma e papà facevano il tifo per la Juve. A sette anni sono entrato nel settore giovanile della Juve, dove ho avuto allenatori prestigiosi come Sentimenti IV e Pedrale. Quello è stato per me un momento formativo molto importante che è coinciso con la trafila calcistica che poi ho continuato da altre parti. Tuttavia, come ti dicevo pocanzi, sono nato con un cuore juventino e continuo a seguire la Juventus. Ho fatto di una passione il mio mestiere, e devo dire che da questo punto di vista mi ritengo assolutamente privilegiato.”
Franco, chi ti conosce sa che nonostante la tua risaputa fede bianconera, ti sforzi a dare opinioni che vanno oltre il tuo essere tifoso. E’ così?
“Non mi sforzo, perché per me la sportività e l’essere onesto nelle analisi é una caratteristica che sta nelle mie corde, che ho sempre avuto e non significa seguire una squadra da vicino per accettare e sposare ogni linea societaria di un allenatore o incensare dei giocatori. Quando ho dovuto essere estremamente critico con la Juventus l’ho fatto, così come analizzo quello che è il rendimento di altre squadre e quelli che sono gli elenchi, i risultati, le cifre. Io credo che chi faccia il nostro mestiere, debba cercare di essere sempre superpartes anche se ha una fede calcistica e segue una squadra molto da vicino. E’ una questione di deontologia professionale che riesce a rendere il tuo operato credibile e apprezzabile da chi ti legge, da chi ti ascolta e da chi ti segue in televisione.”
Su Twitter hai postato la notizia delle gravi violazioni del Fair Play Finanziario del Manchester City, il quale sarà escluso da tutte le competizioni UEFA. Tutto questo ti fa pensare che Guardiola arriverà il prossimo anno alla Juve. E’ così?
“Partiamo dal presupposto che questa è una sentenza attesa già nel giugno scorso, poi l’UEFA si è presa i giusti tempi per fare indagini e arrivare a un definitivo verdetto. Ma attenzione, perché il City ha fatto ricorso al TAS e quindi bisogna aspettare, perché il tribunale arbitrario sportivo in Svizzera deciderà poi se confermare la sentenza definitiva o mitigarla. Guardiola è il sogno proibito di Andrea Agnelli e vedremo che cosa accadrà. Dico solo che in questo momento la Juventus ha una stagione completa da giocarsi e quindi è giusto prestare molta importanza a quello che è in corso e ai risultati sul campo; poi vedremo. E’ chiaro che una sentenza di questo tipo può aprire degli spiragli o delle crepe, secondo da quale punto si vede.”
Mi sai dire che cosa sta succedendo alla Juve di Sarri?
“Innanzitutto Sarri è stato preso per continuare a vincere e cambiare il gioco con una filosofia e un’impronta diversa. Tuttavia, nonostante siamo già a febbraio, è noto a tutti che la Juve di Sarri si sia vista soltanto a sprazzi. Stiamo parlando di un allenatore lautamente pagato ed è per questo che da lui mi aspetto una soluzione. Questa è una squadra che ha delle lacune, e quando escono fuori diventano davvero macroscopiche. Penso alla tensione mentale e allo staccare la spina che è il vero problema di questa Juve che talora perde malamente. Questa improvvisa assenza nel gioco è qualcosa che avevamo già visto con Conte e Allegri, ma con Sarri perde. Penso alle bruttissime e oscene partite di Napoli e Verona. Questa è una squadra che ha un mega potenziale in attacco, però tira poco in porta, segna poco e, soprattutto, si rende poco pericolosa e subisce molti gol. Si tratta quindi di una questione di equilibrio ma anche di attenzione, abnegazione e sacrificio. In questo momento la Juve fa pure fatica a cambiare marcia. Siamo nel momento topico della stagione ed io da Sarri e dalla Juventus mi aspetto decisamente di più perché i tifosi juventini meritano di più.”
Chi tra Inter e Lazio può dare maggiori problemi alla Juve per quanto riguarda la conquista dello scudetto?
“ Entrambe. Non me la cavo con una risposta diplomatica, perché la Lazio secondo me è una squadra che nell’11 iniziale è una delle compagini più forti di questo campionato. Credo che solo la Juventus abbia un potenziale più forte della squadra base della Lazio. L’Inter però ha un allenatore che è fantastico, un grande motivatore, uno che arriva da un’impronta di squadra solida. Poi, a livello di rosa, ritengo che abbia più potenzialità della Lazio. Credo che lo scontro di fine settimana ci possa dire se veramente Inter e Lazio daranno fastidio a una Juventus che è in difficoltà ma è la più forte.”
Paratici e Marotta. Secondo te la Juve ha perso qualcosa nel cambio?
“Innanzitutto penso che si tratti di due ruoli diversi perché Marotta è sempre stato un Direttore Generale e Amministratore Delegato della Juventus che curava il mercato. Paratici, secondo me, è uno dei dirigenti più bravi in Europa, visto che sa andare a scovare i parametri zero, trova i giovani giusti, sa concretizzare gli affari ed ha ottimi rapporti e pubbliche relazioni con tutto il mondo del calcio che conta. Questo non toglie che alcuni errori si possano fare, anche perché la dirigenza della Juve in questi otto anni ne ha fatti pochissimi. Se è vero che Paratici questa estate non è riuscito a vendere tutti gli esuberi, è altresì vero che a gennaio ha rimediato con la partenza di Mandzukic, Perin e Pjaca che l’ha mandato a giocare altrove. Emre Can, invece, è stato ceduto non per la volontà di Paratici o della società, ma perché era palesemente fuori dal progetto Sarri. Non credo che Paratici avverta la mancanza e la consulenza di Marotta, anche se per arrivare a raggiungere obiettivi sempre più alti serve migliorare.”
A parte le questioni calcistiche, è vero che tu sei visto come una persona mai banale? Sei una sorta di attento scrutatore dei nostri tempi.
“Ti ringrazio perché quello che hai detto lo ritengo un grosso complimento. Non essere banale e saper scrutare la realtà circostante, credo che debbano essere delle peculiarità essenziali per chi fa il nostro mestiere. Sì, se uno si occupa di calcio, non vuol dire che non debba guardare attorno a se e non debba interessarsi di musica, di arte o di cinema, piuttosto che della situazione sociale o di altri aspetti. Secondo me fare il giornalista nel 2020 significa avere un occhio aperto, anzi due occhi aperti sul campo del cimento del proprio mestiere, ma sul campo di tutto ciò che è a 360 gradi che circonda ognuno di noi.”
Nel tuo libro “Sei note di Pentagramma” manca quella nota che è metafora della nostra società per ritenersi compiuta. E’ così?
“Sì, è esattamente così. Sei note di Pentagramma parla dell’imperfezione di questo mondo. E’ una raccolta di racconti, dove succedono varie vicissitudini e storie, ma manca sempre la perfezione perché anche nel cinema credo poco ai finali felici. La vita di ogni giorno ci mette di fronte a delle situazioni non sempre piacevoli. Purtroppo, per la legge dei grandi numeri sono meno le situazioni con un finale piacevole, rispetto a quelle un poco scomode. Ecco, in Sei note di Pentagramma mi piace raccontare la contemporanea dei nostri giorni. Non è un libro nato all’insegna del negativismo ma cerca di non scordare i nostri tempi. Sai, all’interno ci sono anche dei finali molto carini, ma oggettivamente, questo mondo e questa società degli anni 2000 non è propriamente facile da vivere.”
Franco, cos’è l’emozione?
“E’ quello che ti fa vivere. La vita secondo me è un’emozione che non considero continua, perché altrimenti non sarebbe bella e fantastica. Però l’emozione è tutto ciò che fa parte del cuore, che ti rende vivo, che ti fa venire voglia di scoprire tante novità e che, soprattutto, ti può permettere di avere il sorriso sulle labbra e considerare anche gli aspetti più tristi e cupi. L’emozione è ciò che rende vivo l’uomo.”
C’è un sogno ancora da realizzare nella tua vita?
“Sì, ce ne sono tanti perché io sono molto attivo, mi piace darmi da fare e realizzare tante cose. Spero di avere ancora una buona porzione di vita per cercare di inseguirli tutti, questi sogni, e poi vedremo se riuscirò a raggiungerli.”
Salvino Cavallaro