Il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Varese ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare (in carcere ed ai domiciliari) nei confronti di 4 soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di bancarotta fraudolenta e di indebite compensazioni mediante l’utilizzo di falsi crediti d’imposta. Contestualmente è stato eseguito il sequestro preventivo di disponibilità finanziarie e beni, per circa 12 milioni di euro, riconducibili anche agli altri denunciati a piede libero. I provvedimenti sono stati emessi al termine di un’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Busto Arsizio (Sost. Proc. Dott.ssa Martina Melita) che ha fatto luce su un sodalizio criminale che, attraverso un sistema collaudato, alterava i bilanci e le dichiarazioni Iva di società prossime al fallimento o create ad hoc per generare crediti d’imposta inesistenti. Successivamente, previo pagamento di corrispettivo (pari al 19% o il 24% del valore del credito), le società cartiere si accollavano gli ingenti debiti tributari accumulati da altre società operanti in varie regioni d’Italia che però non veniva onorato in quanto oggetto di compensazione con propri falsi crediti. Tale illecito meccanismo ha cagionato un danno all’Erario pari a circa 50 milioni di euro. Fra gli artefici principali della frode scoperta risultano un commercialista ed un imprenditore milanese, entrambi ristretti in carcere, che disponevano di 14 imprese (con sedi prevalentemente nel varesotto) esistenti solo sulla carta, che possedevano i falsi crediti d’imposta oggetto di cessione. Gli altri arrestati, tra i quali una donna residente nel Lazio, fornivano collaborazione nell’attività di gestione delle società coinvolte nelle indagini. Una delle principali società utilizzata dal sodalizio criminale è stata dichiarata fallita dal Tribunale di Busto Arsizio facendo scattare anche l’accusa di bancarotta fraudolenta in capo al suo amministratore al quale sono state contestate tutte le operazioni di compensazioni illecite che, solo per quell’impresa, hanno generato un debito verso l’Erario per oltre 800 mila euro. Al termine delle indagini sono stati segnalati all’Autorità Giudiziaria anche altri 16 soggetti, residenti fra la Lombardia, Lazio, Calabria e la Sicilia, che risultano aver usufruito delle prestazioni illecite descritte, che rispondono, in concorso con gli arrestati, di reati tributari. Al fine di recuperare l’ammontare delle somme evase, è stata data esecuzione anche ad un provvedimento di sequestro preventivo di beni, emesso dall’A.G., per un ammontare di oltre 12 milioni di euro che ha riguardato tutte le società ed i soggetti coinvolti nelle illecite operazioni.
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