Cultura e spettacolo, gli eterni problemi mai risolti


Tra le attività lavorative maggiormente colpite dalla chiusura necessaria a contenere il propagarsi del contagio da virus Sars Cov – 2, il settore della cultura e dello spettacolo è tra quelli che sta attraversando una profonda crisi economica e lavorativa senza precedenti. In realtà questo specifico settore che rappresenta il patrimonio culturale del nostro Paese, da sempre è stato messo in secondo piano al riguardo le condizioni contrattuali dei lavoratori, i quali chiedono insistentemente misure necessarie per ripartire. Tanto è vero che in questi giorni di confusione totale e delicati momenti di emergenza sanitaria, economica e sociale, il mondo della cultura e dello spettacolo ha fatto delle proposte concrete al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, al ministro per i Beni e le Attività Culturali Dario Franceschini e alla Ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali Nunzia Catalfo. Proposte che si sintetizzano nei vari punti suggeriti, affinché il comparto della cultura e dello spettacolo possa in qualche modo rinascere dalle ceneri e ripartire supportato da sostegni economici e organizzativi. Tra i vari punti si chiede in sostanza che sia istituito un reddito di quarantena e di emergenza poi, che vada a sostenere economicamente, e fino alla ripresa delle attività, tutte le persone che sono impossibilitate a lavorare. C’è poi un richiamo al Governo di pronunciarsi chiaramente sulle strategie che intende adottare per far ripartire il settore, pur tenendo il rispetto delle norme di sicurezza per i lavoratori e per i fruitori della cultura, che resta un bene essenziale ed indispensabile. Questi, come altri interessanti punti richiesti al Governo, fanno parte di un malcontento generale che si sta propagando da tempo in questo particolare e delicato settore del lavoro, riconosciuto soltanto in maniera aulica e mai trattato pragmaticamente nei suoi tanti significati di quel lavoro che vuol dire: “lavorare per vivere”. E’ vero, se ne parla davvero poco a livello mediatico dei problemi di questo immenso mondo della cultura e dello spettacolo. E chissà perché ci ricordiamo di loro soltanto quando dobbiamo scrivere la recensione dello spettacolo, piuttosto che nel momento in cui in teatro balziamo in piedi dalla poltrona della platea del teatro, per acclamare e magnificare gli attori che sul palco hanno dato vita alla recita. Ma quanti di noi si è mai chiesto quanto lavoro c’è dietro due ore di spettacolo? Quanti di noi andando a casa hanno riflettuto se il guadagno della serata è stato commisurato allo sforzo fisico e mentale di un’arte così prestigiosa? Diciamo con tutta franchezza che il sentire comune e forse anche legittimo, è dato dalle emozioni che abbiamo provato e dall’attenzione con la quale abbiamo assistito alla recitazione di questo o quell’attore, per il quale ne riserviamo talora critiche o enfatizzazioni che ci rendono orgogliosi di essere italiani. Ma il resto sembra non appartenerci, ciechi e sordi come siamo a disinteressarci dei grandi problemi del mondo della cultura e dello spettacolo. Noi tutti che in fondo siamo lo Stato e primi fruitori di uno spettacolo culturale che ci appartiene, uniamoci nell’intento di sostenere i diritti dei lavoratori per contribuire a tutto ciò che è cultura. E’un bene troppo prezioso, non lasciamolo morire!

Salvino Cavallaro

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