– – Ermanno Eandi . –
Fa male raccontare la morte. Duole maledettamente parlare di ferite dell’anima, di dolore verso amici che hai conosciuto, frequentato e poi improvvisamente scompaiono senza neanche darti modo di un ultimo saluto. E allora ti chiedi come sia possibile riflettere sempre sul senso della vita, scavando l’intrinseco sentimento nascosto in ognuno di noi, senza mai rilassarsi per condividerne la spensieratezza, le gioie, che sono tante e altrettanto importanti. Non abbiamo fatto in tempo a ricordare la figura del maestro Bruno Bernardi, deceduto in questi giorni, che già ci arriva la tremenda notizia di un altro lutto: la morte dell’amico Ermanno Eandi, il poeta granata. Aveva 56 anni, era colto e raffinato, etereo nel suo manifestare versi e sentimenti legati alla sua fede calcistica per il Toro. Ermanno Eandi era un personaggio particolare, difficile da accostare a qualsiasi altro tifoso o persona che in qualche modo possa avere la sua stessa connotazione nei tratti filosofici di vita, siano essi riflessi sul calcio in genere, o più propriamente verso quel suo Toro per il quale si definiva “malato”. Un amore grande per i colori granata, che egli tramutava sempre in versi, poesie dal respiro letterario che lasciavano dentro qualcosa di indefinibile, di magicamente impalpabile, ma così fortemente penetrante che non potevi non ascoltare in religioso silenzio. Poesie di un calcio visto in maniera delicata, culturalmente forbita, che non ha nulla di simile alle ripicche, ai toni accesi, agli odi tra fedi calcistiche di opposte fazioni, cui ci hanno abituato a vedere i tanti anni in cui seguiamo un pallone che è l’emblema materialistico dell’opinabilità. Per questo colpiva sempre il messaggio del poeta Eandi, proprio per il suo modo di entrare elegantemente nell’anima attraverso quella sua fede granata espressa in letteratura. Nei suoi articoli non c’era nulla di opinione tecnica su quanto succedeva in campo, c’era invece marcato il sentimento profondo e mai sopito, verso quella maglia granata che è storia, che è passione, che è sapere accettare e addentrarsi senza mai rimpianti a ciò che significa essere del Toro.
Sarò granata
Lascio la vittoria facile a coloro che hanno vinto tutto.
Lascio a chi non sa soffrire il semplice gioco di chi si accontenta.
Sarò Granata!
Respirerò aria irraggiungibile,
non mi nasconderò nella muffa,
libero di perdere
orgoglioso delle vittorie.
Sarò Granata!
Il rimbombo delle porte sbattute
risuona nella vita di chi non si abbassa
l’unica sconfitta è il non vivere.
Sarò Granata!
Anche quando il sole del tempo
offuscherà il mio volto
e il grande vuoto aspetterà,
io, solo in naufragio di ricordi
mi aggrapperò alla fierezza
di un’esistenza sbagliata ma
lontana dall’incubo apatico e inutile
di chi vince sempre.
(Ermanno Eandi)
C’era cuore in questo personaggio, c’era passione, c’era la visione di un mondo sognante e volutamente proiettato verso tutto ciò che non è realtà. Come fosse qualcosa da sfuggire per vivere meglio in una dimensione aulica. Era ed è Ermanno Eandi, un amico che ci ha lasciato in eredità tanti motivi per vivere la sconfitta come qualcosa dalla quale farne tesoro per crescere. Così nella vita, così nella passione per il Toro.
Ho solo le ali,
per portarti con me
nel limpido cielo
dove la luce splende
e il brutto non esiste
(Ermanno Eandi)
Salvino Cavallaro