VITTORIA, RIAPRE LA SCUOLA!


Antonio Dovico – Ieri, 15 settembre, la scuola ha riaperto i battenti. Una vittoria del governo in carica? A prima vista, e non per tutti, sembra così, e speriamo che sia vero. Io, lo preciso subito, ero un bambino di 6 anni, nato nel XVI anno dell’era fascista nel 1944 quando mettevo piede per la prima volta, nell’aula di un modernissimo edificio scolastico. Un particolare curioso, non ho notizia che fosse stato già inaugurato nella funzione propria, essendo in pieno tempo di guerra. Sono certissimo invece che fu requisito dall’esercito tedesco, che lo utilizzo come ospedale da campo. Non c’era stato tempo per rimuovere larghe macchie di sangue, sulla parete della scala che portava al primo piano. Ricordo incancellabile, per me, come potrà essere per i bambini di ieri, l’impatto col primo giorno di scuola. Niente sangue e neppure guerra tra eserciti nemici, per loro, ma scompiglio mondiale portato da un nemico invisibile, ma potentissimo e  invulnerabile, chiamato “coronavirus”. Un guastafeste mai visto, che ha imposto la maschera al mondo intero, senza riguardo neppure per i potenti della terra. Anche i bambini ieri, nel primo incontro in aula, hanno dovuto indossare la maschera, insieme alla maestra. Impossibilità reciproca di vedere i volti scoperti  Il pericolo del contagio da virus, ha superato il contatto magico che fa scattare simpatie, e, perché no, anche qualche rara antipatia. Tutti in maschera e a distanza, sia maestra che compagnetti, e bando ad eventuali contagi, quelli buoni inclusi. Un modo molto pedagogico(!) per avviare i bambini verso la socializzazione, elemento fondamentale per formare piccole o grandi comunità, solidali e coese, fattori questi, molto utili per formare Uomini responsabili e adatti per la guida dei popoli. Avete studiato, ottenuto lauree con 110 e lode, ma siete peggio degli analfabeti. Per voi la scuola non è stata utile, perché avete conquistato “il pezzo di carta”, magari meritatamente, ma il vostro animo è rimasto insensibile e grezzo. Blaterate “cultura, cultura!”, ma di quale matrice? Io lo so: quella scema e ipocrita, che si batte per la kultura,  i diritti civili, l’uguaglianza. Questa si pretende quando si invidia qualcuno, ma una volta che ci si mette a livello, si prende l’abitudine di disprezzare i disuguali. Chi ha discernimento elabori da sé quanto io non dico. Andiamo al sodo, hanno fatto male a riaprire la scuola? Malissimo! Alla luce delle tante precarietà generali, pregnanti di incertezze, sarebbe stato utile un anno sabbatico. Era una pratica degli ebrei antichi
  Lasciavano riposare la terra un anno ogni sette anni, allo scopo di rigenerarsi. L’Italia, stremata dagli effetti del  camaleontico coronavirus, invece di aspettare schiarimenti della situazione, ha avuto premura di riaprire la scuola. Mancano i denari, mancano i banchi, mancano gli insegnanti, manca l’esperienza: MANCA TUTTO! Si, ma la cosa più grave è che manca il buon senso. Quali ripercussioni psicologiche risulteranno per gli alunni, condizionati dalla paura del contagio? Se gli adulti ci fermiamo a distanza, alla vista di un amico/a, col quale se non erano abbracci, come minimo ci stringevamo la mano, mentre, mascherati come siamo, l’uno non sa come reagirà l’altro, all’avvicinarsi.  E in quanto a me, non so agli altri, quanto  risulta sciocco, di cattivo gusto, respingente,  quel gomito pronto a contattare col mio. Il timore di un remotissimo contagio, rivela la labilità psicologica di un vecchio amico. Vecchio, lo ricalco, perché non dovrebbe essere facile assumere superstizioni, fobie, timori di ogni genere. E che ne sarà di giovani esemplari umani, con la personalità psichica ancora indefinita? Le cautele ci preservano dalle malattie del corpo, ma di quelle della psiche, che ne sarà? Aggiungo  la preoccupazione che quanto prima sarà disponibile il vaccino che dovrebbe sconfiggere il virus. Sarebbe obbligatorio, quando intorno ad esso sono espresse gravissime perplessità. Diciamolo: poveri noi! Per caso, non era meglio accettare la lotteria della morte da virus? A chi la tocca la tocca, diceva un personaggio dei Promessi Sposi, a proposito della peste. Io sarei d’accordo. Il dopo virus non mi mette in allegria. – (Detto in un orecchio, la scuola del mio tempo era quella di un Pinco Pallino, chiamato Giovanni Gentile. Un Fascista ignorante. Si fermava alla quinta elementare.  Povero me. Egli non aveva concepito “La Buona  Scuola di oggi”. Scusate la mia asinità.
16 settembre 2020

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