Il mestiere di vivere di Cesare Pavese


La cultura come essenza del vivere. La narrazione di grandi scrittori come respiro per i nostri polmoni. A Torino, nella bellissima cornice del Teatro Carignano, questa sera si celebra Cesare Pavese a 70 anni dalla sua morte. “Non si ricordano i giorni, si ricordano gli attimi” 28 luglio 1940. E’ uno dei tanti aforismi scritti da Cesare Pavese che fanno pensare e mostrano tutta la sensibilità di un autore il cui tratto umano si manifesta attraverso le sue poesie, i racconti, i romanzi, i diari e le tante traduzioni che fanno parte di una letteratura che va oltre il tempo. A cura di Giulio Graglia Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale – in collaborazione con la Fondazione Cesare Pavese, Università degli Studi di Torino e Rai Teche, si svolgerà un evento culturale che sarà ancor più valorizzato dalla presenza illustre di Lamberto Vallarino Gancia, presidente del Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale – Stefano Allasia, presidente del Consiglio Regionale del Piemonte – Vittoria Poggio, assessore alla cultura, turismo, commercio della Regione Piemonte. Alla serata interverranno anche Walter Boggione, Università degli Studi di Torino – Paolo Borgna, Magistrato – Lorenzo Mondo, giornalista e scrittore – Bruno Quaranta, giornalista e scrittore – Pierluigi Vaccaneo, Direttore Fondazione Cesare Pavese. E’ l’inno a un grande autore che abbiamo amato tanto e continueremo a seguire nel tempo come fosse sempre la prima volta, come se non avessimo mai sfogliato una sola pagina della sua immortale letteratura. Cesare Pavese è (ci piace parlare sempre al presente di chi non muore mai) considerato uno dei maggiori intellettuali italiani del XX secolo. Il suo disagio di viere è chiaramente manifestato nella sua ben delineata “vocazione” al suicidio, quella che lui stesso chiamerà “vizio assurdo”che si riscontra in quasi tutte le lettere scritte nel periodo del Liceo. Ma la contrastante oscillazione fra il desiderio di solitudine e il contempo bisogno degli altri, ci racconta un profilo pavesiano inquietante, caratterizzato da tormenti e introspettive considerazioni sul senso della vita. Cesare Pavese è nato a Santo Stefano Belbo (CN) il 9 settembre 1908 e muore a soli 41 anni il 27 agosto 1950 per suicidio. Resta di lui il lascito prezioso di una letteratura sempre attuale nei suoi aspetti più veri di una vita vissuta all’insegna del chiedersi il significato di tante cose, di tutto ciò che è malinconia come male oscuro del vivere. E’ malinconia anche il rimpiangere i luoghi e i paesaggi del piccolo centro dove egli nacque, non appena si trasferì – giovane studente – con la famiglia a Torino. Dunque, questo evento culturale promosso da Giulio Graglia e dal Teatro Stabile di Torino, non può far altro che rinvigorire in noi l’interesse mai perduto verso una letteratura di testi classici che fa sempre bene respirare.

Salvino Cavallaro            

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