Emergenza covid, Tirrito: “Aiello e De Fazio hanno ragione: migliorare le carceri, ma senza liberare i boss mafiosi”. Ma c’è un Ministero di Grazia e Giustizia per fare certe cose…, che purtroppo restano al palo


A causa dell’insufficente preparazione di fronte alla prima ondata del virus, sono state scarcerate diverse persone (anche al 41bis) malate di patologie croniche o gravi, ma impossibilitate a curarsi nei centri adibiti perché diventati nel frattempo Covid center. Dal lockdown di marzo ad oggi si poteva pensare ad allestire presidi efficaci in ogni struttura, a dotare le carceri di personale sanitario, e a predisporre un piano strategico di trasferimenti per i pazienti oncologici o cronici, in modo da poterli curare adeguatamente anche durante l’emergenza coronavirus, ma in carcere.

Sono considerazioni dell’onorevole Piera Aiello sulle quali sono totalmente d’accordo – afferma Maricetta Tirrito, portavoce del Cogi (Comitato collaboratori di Giustizia) -. Voglio lanciare un allarme, rispetto alle condizioni in cui sono le carceri, lasciate colpevolmente indietro, esattamente come tutto il resto. La situazione è certamente grave, ma attenzione: non possiamo ripetere gli errori del recente passato. C’è un’equazione della quale sappiamo già il risultato e che non deve assolutamente essere composta: arrivo del virus, situazione carceri inadeguata, rivolte dei detenuti, scarcerazione dei boss.

Il carcere non è una struttura a prova di Covid – ha detto qualche giorno fa Gennaro De Fazio,  segretario generale della UILPA Polizia Penitenziaria – si fa quel che si può. Una fotografia disarmante della situazione esistente, che sconta l’inerzia del governo su questi temi. Le preoccupazioni degli operatori di polizia sono rivolte al rischio di nuovi disordini, dopo quelli in primavera che causarono una maxi evasione. In caso di rivolte – ha spiegato Aiello – non siamo attrezzati.

Alla luce di tutto ciò – conclude Tirrito – è fondamentale che non si ripetano errori già fatti. Anche parlare di emergenza, quando sono mesi che sappiamo il rischio di un’ondata di ritorno, è fuorviante. Siamo di fronte ad evidenti inefficienze, ma non è ora il momento di polemizzare. Se ci sono interventi preventivi da fare, si facciano, per tutela chi il carcere lo vive tutti i giorni, da detenuto o da agente. Ma non sia la scusa per rimettere nelle mani dei boss un potere gestionale utilizzando in modo inadeguato l’istituto dei domiciliari”.

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