RAVENNA – OPERAZIONE “DUTY FREE” DELLA GUARDIA DI FINANZA – IMPORTATI DALLA CINA MILIONI DI DISPOSITIVI ANTICOVID ILLECITAMENTE INTRODOTTI IN ITALIA


  — SEQUESTRATI OLTRE 2,5 MILIONI DI DISPOSITIVI DI PROTEZIONE
PERSONALE IMPORTATI ILLECITAMENTE DALLA CINA IN ESENZIONE DI
DAZI ED IVA – DENUNCIATO PER CONTRABBANDO AGGRAVATO IL
LEGALE RAPPRESENTANTE DELLA SOCIETA’ IMPORTATRICE. —

Sulla base di una preventiva attività di analisi delle operazioni doganali di importazione di merci
destinate al contrasto della diffusione del COVID 19 poste in essere dall’inizio della pandemia da
parte di imprese con sede nella provincia di Ravenna, nei giorni scorsi i finanzieri del Comando
Provinciale di Ravenna hanno effettuato una serie di controlli a campione finalizzati a verificare la
qualità dei materiali sotto il profilo delle necessarie certificazioni di sicurezza e, nel contempo, la
regolarità, anche sotto il profilo fiscale, delle procedure attuate.
In questo ambito l’attenzione investigativa delle Fiamme Gialle si è concentrata – tra gli altri – su
un’azienda del faentino che risultava aver importato via aerea dispositivi di protezione personale di
vario genere (mascherine FFP2 e FFP3, mascherine chirurgiche, tute protettive, occhiali protettivi,
calzari e visiere) per decine di milioni di euro, usufruendo in molti casi dello svincolo doganale
diretto, in esenzione di dazi e IVA.
Tale procedura, di carattere del tutto eccezionale, è stata prevista da un’apposita ordinanza del
Commissario Straordinario per l’emergenza sanitaria di fine marzo scorso, e poi prorogata nel
tempo, proprio al fine di agevolare al massimo la distribuzione sul territorio nazionale di beni utili
alla lotta alla pandemia e prevede la possibilità di importare la merce con il beneficio della totale
esenzione di dazi all’importazione e di IVA, purché la merce sia destinata ad enti pubblici o
aziende sanitarie accreditate per l’impiego diretto o la distribuzione gratuita alla collettività,
escludendo quindi da ogni agevolazione tributaria le importazioni di beni invece destinati alla
rivendita.
Nel caso specifico, dai preliminari accertamenti emergevano alcuni indicatori di rischio di frode, in
quanto la società controllata, operante già nel settore del commercio di dispositivi paramedicali,
anche se di altro tipo, e con un limitato giro d’affari, dall’inizio dell’emergenza sanitaria risultava
aver incrementato esponenzialmente i propri acquisti dall’estero, superando i 20 milioni di euro di
valore della merce acquistata, dei quali ben 12 milioni riguardavano DPI importati dalla Cina in
totale esenzione d’imposta in quanto destinati, così come attestato nelle autocertificazioni
presentate dall’impresa in dogana, a diverse strutture sanitarie pubbliche e private convenzionate,
ovvero ad altri organismi pubblici per fronteggiare l’emergenza sanitaria in atto.
A fronte di tali evidenze i militari del Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Ravenna
decidevano di approfondire gli accertamenti attraverso un’ispezione diretta presso la sede
aziendale, in modo da verificare se quanto dichiarato in dogana avesse poi trovato concreta
attuazione nelle successive operazioni commerciali e se effettivamente la merce fosse poi stata
destinata alle strutture pubbliche indicate quali destinatari finali dei beni.
In realtà, fin da subito il controllo non è risultato semplice, atteso che l’azienda aveva approntato
tre magazzini di grandi dimensioni dove aveva stipato nel tempo la grande quantità di beni
importati, che in gran parte non erano stati affatto consegnati alle strutture sanitarie, ma giacevano
accantonati, evidentemente in attesa di trovare altri acquirenti.
In effetti, a dimostrazione dell’intento speculativo e commerciale delle operazioni, dal controllo è
stato appurato come la merce importata non venisse poi ceduta direttamente agli enti pubblici
come dichiarato, bensì ad un’altra società commerciale collegata alla venditrice e riconducibile al
medesimo assetto proprietario, alla quale veniva venduta con un ricarico stimato pari a circa il
18% del prezzo di acquisto. Quest’ultima impresa, poi, rivendeva a sua volta la merce a enti
pubblici e/o a altre imprese private applicando un ulteriore ricarico del 20%.
Inoltre, è stato anche accertato come molte delle dichiarazioni che avrebbero dovuto essere
sottoscritte dagli enti pubblici quali destinatari finali dei beni e presentate in dogana
dall’importatore privato per lo svincolo diretto, fossero state invece predisposte (ed in alcuni casi
addirittura vistate) dalla stessa impresa importatrice beneficiaria dell’esenzione fiscale.
E’ stata quindi analiticamente ricostruita la reale destinazione dei dispositivi di protezione di ogni
singola importazione, riscontrando anche casi eclatanti di frode quali, ad esempio, la
commercializzazione di 8.400 calzari, cartolarmente destinati ad una azienda ospedaliera
emiliana, in realtà ceduti ad una impresa privata polacca.
Il responsabile aziendale, che aveva sottoscritto le autocertificazioni false necessarie alla
particolare procedura di sdoganamento nonché molte delle dichiarazioni degli enti pubblici,
anch’esse predisposte ad arte per aggirare i vincoli doganali, è ora accusato di contrabbando
aggravato ed è stato denunciato alla Procura della Repubblica di Ravenna.
Nel contempo, i militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria hanno passato al setaccio i
tre magazzini aziendali, riscontrando tutte le giacenze di beni riconducibili alle operazioni doganali
eseguite beneficiando illecitamente dell’esenzione di dazi e IVA e quindi oggetto del sistema
fraudolento adottato.
Al termine delle operazioni sono stati rinvenuti 2.527.516 DPI di vario tipo, tra cui 1.677.306
mascherine FFP2, 680.230 mascherine chirurgiche a tre strati, 154.327 tute, 14.947 occhiali e 706
visiere protettive, per un valore commerciale complessivo di circa 6.200.000 euro.
Tutta la merce contrabbandata è stata quindi sottoposta a sequestro cautelare, già convalidato
dalla competente Autorità Giudiziaria.
La società, inoltre, dovrà versare circa 1.000.000 di euro di dazi all’importazione e circa 1.700.000
euro di Iva, pari a quanto evaso, a fronte dei 12.000.000 di euro di merce acquistata dalla Cina.
Questo ingente sequestro e l’intera attività di analisi da cui è scaturito s’inquadra nell’ambito dei
servizi di prevenzione e repressione degli illeciti legati all’emergenza sanitaria da Covid-19, avviati
sin dall’inizio della pandemia dalle Fiamme Gialle ravennati, con l’ausilio dei Reparti Speciali del
Corpo, con particolare attenzione alla corretta importazione dei dispositivi di protezione personale,
sia dal punto di vista fiscale che della sicurezza dei prodotti, soprattutto per quella parte di
dispositivi di protezione individuale (D.P.I.) che necessitano di specifiche certificazioni per la loro
commercializzazione.
In questo senso l’attività svolta testimonia la costante attenzione operativa dei Reparti territoriali
della Guardia di Finanza affinché imprenditori senza scrupoli non sfruttino le agevolazioni
normative connesse alla necessità di fronteggiare l’emergenza sanitaria in atto, al solo scopo di
ottenere a titolo personale illeciti vantaggi economici.

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