LE TESI ANTILIBERALI DI ROUSSEAU con l’idea di una “democrazia diretta” in autogestione (utopie dei tempi andati). Questa “rivoluzione” impossibile, come il comunismo (in Russia si è rivelato nefasto), affonda le sue radici nell’antica Grecia e a studi su Atene del 508 a.C. e oltre


Foto: Rousseau —

— A cura di Giuseppe Stella —

 

Marx
Rousseau, con Marx dopo, erano direttisti  nel 18.mo e 19.mo secolo e avevano studiato tutto dagli antichi Greci, ma anche dai Cristiani, dunque la democrazia diretta e il comunismo non fu una loro invenzione ma li riesumarono adeguandole. Esattamente come ha fatto Casaleggio ai giorni nostri.

La democrazia viene dal greco: demokratia, demos+Kratia.

Il significato: popolo contro re e nobiltà nelle città- Stato simili ad Atene. I cittadini liberi formavano l’assemblea del popolo. Kratia indicava forza, potenza, invece in politica la signoria era il potere.

Dunque la democrazia, il concetto, ci è stato tramandato dai Greci antichi.

Erodoto, nel V secolo a. C. usava quel termine intendendo con ciò una forma di governo del popolo.

Ma già nell’ 800 a.C. i clan e le tribù si riunivano liberamente, persino nel IX e X secolo a.C. coi commerci indipendenti si marcò il declino delle classi dominanti (quelle degli aristocratici per nascita).

 

Solone (594/3 o 592/1 a.C.) avviò una fase democratica e/o l’evoluzione di un governo di questo tipo evolutivo di questa forma di governo.

Clistene (508 a.C.) pone le basi per una forma maggiormente popolare di democrazia, che è l’esempio a cui attingono i moderni direttisti e a cui si ispirarono Rousseau e Marx.

Clistene è anche un esempio delle democrazie occidentali.

Ma ad Atene si sviluppò ancor più in seguito con forme di democrazia radicale

(462/1 a.C.) incarnata da Efialte con la riforma del 462) e da Pericle.

 

Solone divise il popolo in classi con la possibilità di migliorie per ognuno e stimolandoli all’autocoscienza necessaria allo scopo.

Anche se la politica-sociale era ancora riservata agli aristocratici e la coscienza politica giunse dopo alle classi minori del popolo, le assemblee responsabilizzavano i cittadini che votavano ciascuno non doveva violare le leggi, e i magistrati dovevano essere servi delle stesse leggi, il popolo controllava addirittura il loro operato. Meglio di oggi…

L’appartenenza al popolo fu incentivata  dall’istituzione delle monete e da un’identità nazionale crescente con l’idea di appartenenza ai cittadini di questo o quel paese.

La costituzione democratica ateniese in breve così recita: “ il popolo è sovrano. Sia nelle assemblee che nei tribunali. E’ il sovrano assoluto della città e dei cittadini che sono “liberi e uguali” sotto l’egida della legge (come il partito di oggi che si chiama appunto Leu, copiato da lì, e appartiene alla sinistra radicale odierna).

Sin qui cenni per sommi capi di interpretazioni varie delle democrazie di origini greche che poi i filosofi e gli studiosi bocciarono, quelle dirette, perché la rappresentanza politica doveva essere data e spettava ai filosofi e agli studiosi che loro sì dovevano avere il governo del popolo pur se in sintonie democratiche ad ogni livello.

 

ROUSSEAU PROVA A STUDIARE UNA FORMA DI DIRETTISMO E A PROPORNE UNO MODERNO NELL’ERA DEI LUMI

Baruch Spinoza nel 17.mo secolo sostiene che il governo tipo è il governo del popolo, un “regime più libero…(forse troppo, ndr).”. In esso “nessun individuo trasferisce il suo diritto naturale a un altro individuo… Egli lo trasferisce alla totalità della società di cui fa parte; gli individui rimangono così tutti uguali, come poco prima nello stato di natura”.

Ma colui che pensò più di tutti alla democrazia diretta fu il filosofo Jean Jacques Rousseau.

La società giusta descritta nel noto Contratto sociale prende in esame la situazione originaria dell’uomo.

Nella prefazione al Discorso sull’origine e i fondamenti della disuguaglianza fra gli uomini (1753), non si può considerare lo stato originario dell’uomo ma quello dell’essere sociale e non isolato.

Anche i conflitti sono estranei all’uomo naturale così come lo vede Rousseau.

Ciò che conta nell’uomo è l’amore di sé e  la pietà, cioè il rifiuto della sofferenza

Per tali ragioni e per la sua evoluzione continua l’uomo si differenzia dagli animali.

Il benessere ha il rovescio della medaglia: la corruzione delle relazioni sociali, della morale e dello spirito dell’umanità: poi, la proprietà privata, in particolare, crea disuguaglianza e quindi rivalità, invidia, cupidigia e così via.

Analoghi concetti li troveremo negli studi di Marx sulle eguaglianze degli uomini, eguaglianze che danno la felicità per l’uno e per il secondo. Dagli studi di questi filosofi venne fuori poi il comunismo, la folle ideologia maxista leninista che obnubilò il XX secolo con immani stragi e genocidi nei luoghi in cui attecchì.

Rousseau aborriva la proprietà privata perché genera diseguaglianze e tutto doveva appartenere allo Stato. E Marx lo copiò.

“La via buona è quella descritta da Rousseau nel Contratto Sociale che dà luogo a una società giusta, poiché nasce dalla constatazione dell’illibertà che si è venuta a creare col progresso dell’uomo…”.

 

“La disuguaglianza è concessa fino a quando nessuno si trovi a dover dipendere da un altro (privato), poiché in tal caso il sottomesso perderebbe la propria libertà, la quale è invece il fine immediato del contratto”.

“Ottimisticamente, Rousseau ritiene possibile la consultazione diretta di tutti i cittadini (la sovranità non può essere né delegata né alienata), i quali, dal canto loro, saranno dotati di virtù sufficiente a preferire l’interesse dello Stato al proprio”

“La concezione della volontà generale di Rousseau vieta poi l’esistenza di partiti politici o gruppi di pressione…”.

Sempre secondo Rousseau “il governo non è un potere, in quanto la sovranità è indivisibile, ma una emanazione del potere detenuto dal popolo sovrano”.

Altra chicca roussoniana: il lusso è ritenuto fattore incompatibile con la democrazia. La parabola della cruna di un ago dalla quale il ricco non potrebbe mai passare per giungere in paradiso? Tutto copiato dai cristiani considerati i primi comunisti della storia? Anche Marx ha copiato da loro.

“Se ci fosse un popolo di dèi, si governerebbe democraticamente. Un governo tanto perfetto non si addice agli uomini”. E’ sempre Rousseau che parla.

 

LA CRISI DELLA DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA

 

“La democrazia rappresentativa oggi è sempre più legata allo schema di élites dominanti e ristrette che governano le moltitudini. Naturalmente la presenza di élites al potere non cancella la differenza tra regimi democratici e autocratici e Schumpeter sostenne che la caratteristica di un sistema democratico non è l’assenza di élites, ma la presenza di più élites in concorrenza tra loro per ottenere il voto popolare”.

“Se dopo la conquista del suffragio universale è ancora possibile un avanzamento della democratizzazione questo deve avvenire con il passaggio alla democrazia diretta e nella conseguente trasformazione della democrazia politica in democrazia sociale”.

 

Quanto scritto rappresenta il pensiero di Rousseau, che ha forti connotazioni con quelle di Marx anche se con posizioni diverse, a parte l’antiliberalismo, vissuti in epoche diverse: il primo nasce il 28 giugno 1712 e muore il 2 luglio 1778, il secondo nasce il 5 maggio 1818 e muore il 14 marzo 1883.

Fonte: democraziadiretta.tripod.com/LA_DEMOCRAZIA_DIRETTA.htm

 

 

Altre notizie in linea con lo studio precedente

 

Rousseau, Marx e Nietzsche tutti e tre uniti contro il liberalismo

 

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Molto differenti, ma uguali su un punto

 

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Ma non possiamo non occuparci dei nemici del liberalismo. Questo ultimo contributo cerca di raffinare la definizione di liberalismo in relazione al pensiero di tre anti-liberali: Jean-Jacques Rousseau, una superstar dell’illuminismo francese; Karl Marx, un comunista rivoluzionario tedesco del XIX secolo; e Friedrich Nietzsche, 30 anni più giovane di Marx e uno dei più grandi dissidenti della storia della filosofia. Ognuno di loro ha un molteplice e ben caratterizzato ambito di idee e di interessi. Ma tutti sono accomunati dal rigetto della visione liberale del progresso.

 

 

 

 

 

 

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