La rivoluzione verde e la “Transizione ecologico-energetica”: priorità inserite nel Recovery plan – Assorbono una consistente fetta miliardaria dei fondi stanziati dall’Ue al nostro Paese. Ma come verranno spesi tutti questi soldi?


—  Foto: Roberto Cingolani, Ministro della Transizione Ecologica —

— Agenzia di Stampa AGIM —

– Giuseppe Stella – Il piano del fu Conte 2 (solo una bozza), per la ripresa economica e la resilienza (Pnrr, acronimo) è stato ereditato dal precedente Governo dal Premier Mario Draghi e ora deve essere sviluppato da lui e  dai suoi dicasteri  con dettagli di spesa e cifre per ogni attività che si dovrebbe intraprendere e portare avanti con una certa oculatezza e celerità.

I fondi del Recovery plan riguardano in particolare il campo climatico e l’ambiente con priorità imprescindibili e con 6 capitoli (se non ci saranno variazioni) riguardano la cosiddetta

“Rivoluzione verde e la Transizione energetica” per la quale si dovrebbero spendere (come ancora non si sa) circa 70 miliardi dei fondi totali concessi dall’Ue al nostro Paese.

In atto poco o nulla si sa del nuovo piano piano Draghi (riveduto e corretto) e non sappiamo neppure come la bozza di Conte sia stata cambiata. Quella del 29 dicembre prevede varie misure che non avrebbero ancora nessuna paternità (non si sa chi li abbia ispirate o concertate ma qualcuno le attribuisce addirittura all’Eni. Sono voci incontrollate o verità nascoste?).

Nel progetto si parla di bioraffinerie e contenimento del Co2, un progetto globale dell’accordo di Kioto dei più grandi Paesi della terra e del G8.

Il nostro Governo, quello attuale guidato dal premier Draghi, dovrebbe (il condizionale in questi casi è sempre d’obbligo) assicurare una “rivoluzione verde” seria ed adeguata per non sciupare questa grande opportunità per la salvaguardia del Pianeta terra.

Ma il rischio reale potrebbe essere lo sciupìo di un vortice di miliardi finanziato a privati che hanno grossi interessi a portare avanti e dilatare il progetto in essere col rischio reale di non raggiungere gli obiettivi che tutta l’Ue si è posta e che decisamente persegue.

Ma vediamo nel dettaglio i miliardi da investire nel progetto globale di queste voci green:

per l’efficienza energetica e la riqualificazione degli edifici sono previsti stanziamenti per 40,1 miliardi;

l’Impresa Verde ed Economia Circolare vale l’investimento di 6,3 miliardi;

La Transizione Energetica e la Mobilità Sostenibile assorbono 18,5 miliardi:

tutte cifre della prima bozza che non si sa se sono rimaste inalterate e dei quali progetti non si conoscono i  dettagli e le modalità d’esecuzione.

Chi propone tali scelte è ovviamente il Mef, il Ministero dell’Economia e delle Finanze, ma ancora non si comprende bene se la “Rivoluzione verde” centrerà realmente l’obiettivo fissato che riguarda il cambiamento climatico e la riduzione sostanziale del Co2, oggetto vero della missione. Ma il cambiamento climatico si può bloccare e decelerare o l’effetto serra, i buchi nero dell’ozono che sarebbero prodotti dalle attività dell’uomo c’entrano poco come sosteneva Trump, l’ex Presidente Usa.

Draghi, che dovrà consegnare i piani di spesa e di utilizzo delle risorse all’Ue a fine mese (quindi tra 12 giorni), ancora non sappiamo quali cambiamenti abbia apportato alla sola e generica bozza del Conte 2 quando ancora era in carica e dunque il piano definitivo non è stato passato né alla stampa e né approvato o concertato dal Cdm. Tanto meno dal Parlamento.

Poi, cosa significhi esattamente l’espressione “Impresa Verde ed Economia Circolare”, e le altre sopra citate, non è dato sapere (insomma, dei progetti, che poi sono riforme che interessano miliardi di cittadini del mondo e che potranno sconvolgere il vecchio modo di pensare ed operare nessuno parla). E i tempi sono strettissimi.

Perché il ministero della Transizione ecologica è così importante (forse più di ogni altra cosa) e che attinenza ha con il Recovery plan completo che vale ben 208 miliardi solo per l’Italia?

Gli ambientalisti per ora sono rincuorati e gongolano, anzi sono soddisfattissimi, per la svolta green a livello non solo Europeo ma Mondiale.

E il super-ministero, così definito, è sicuramente al lavoro da tempo, almeno da quando si è insediato il ministro in carica. La svolta verde del governo di Salvezza Nazionale vuole imprimere all’Italia una sterzata per la tutela ambientale ad ogni costo.

E’ il Movimento 5 Stelle che ha chiesto e ottenuto questo nuovo dicastero, ma di fatto le competenze in tal senso erano già appannaggio di Ambiente, Sviluppo economico e Trasporti che in concreto sono state assorbite dal nuovo dicastero.

Prima erano 3, ora sono stati solo unificati e accorpati. Niente di nuovo sotto il sole. E alle parole chiaramente dovranno seguire fatti concreti e progetti attuabili  nel più breve tempo (5 anni).

Il ruolo del Ministero della Transizione ecologica e i suoi obiettivi ancora non si capisce bene come svilupperanno le riforme richieste dall’Ue a gran voce, se già sono state redatte e definite.

Quello che si vorrebbe ottenere, in parole semplici, è la riduzione del Co2 che dovrebbe passare, come da standard Europei, dal 40 al 55% entro il 2030.

Poi, la burocrazia da snellire è l’altra questione primordiale, sinora una piaga e una faccenda che potrebbe bloccare progetti ed esecuzione dei lavori nei termini che ci propone l’Ue: 5 soli anni, come anzi detto.

Solo per l’avvio delle procedure operative, le gare Europee, le aggiudicazioni e tutto il resto quanto tempo passerà?

Saremo in grado di fare una fatica che assomiglia sempre più a quella di Sisifo che si dedico a una sfida risultata poi del tutto inutile? Noi ci auguriamo che il progetto riesca per il bene della nazione e del mondo ma ci sono grandissimi dubbi e incertezze.

All’estero questo ministero funziona già da tempo, dal 2018, ma pare che ci siano grossi problemi di gestione sia in Francia che in Spagna, Svizzera e Costa Rica (I responsabili? Sono tutte donne con tutto il rispetto per il sesso “debole”.

Paesi che hanno avuto sin qui e tutti esperienze negative nell’attuazione dei progetti, che non sono per nulla facili da realizzare come si deve…

*** L’obiettivo di rendere l’Europa più ecologica e dal punto di vista ambientale più vivibile è certamente ambizioso e non ci sono previsioni scientifiche che le cose vadano in porto come tutti auspichiamo.

Ma la formula “più ecologia, più digitalizzazione e maggiore resilienza” contiene elementi di portata universale complicatissimi e sfuggenti. L’ambiente assorbirebbe da solo il 37% delle risorse, una cifra enorme. La lotta ai cambiamenti climatici un altro 30% (circa 140 miliardi coplessivi). E la Scuola, la Sanità, il Fisco, la Giustizia, il Sud? Rimarrebbe ben poco dai fondi del Recovery plan che arriverebbero all’Italia.

Vista la scadenza di fine aprile per la presentazione di piani dettagliati che riguardano gli investimenti di cui si sta parlando, tra pochi giorni ci dovrebbero essere notizie più chiare e intelligibili per la stampa e per tutti gli italiani, anche perché il Parlamento poi dovrebbe avallare il tutto. La pandemia sta assorbendo molto tempo a Draghi, agli esperti, ai Ministri vari e all’intero Governo e tutti si stanno preoccupando per la ripartenza che stenta a decollare mentre le piazze si affollano sempre più di imprenditori avviliti le cui attività sono ferme da mesi e mesi, imprenditori che non riescono più ad andare avanti perchè non lavorano più da tempo. Il debito pubblico poi è schizzato alle stelle e non si capisce bene se il Pil aumenterà o segnerà sempre dati negativi. L’Italia è in ambasce e chiaramente non gode buona salute economica. La gente chiede di poter lavorare, il settore turistico è completamente bloccato, quello dello spettacolo è in ginocchio con teatri, musei e cinema che soffrono la più grave crisi di questo secolo e del precedente. Così non si può più andare avanti e convivere col virus e il lavoro è anche un obiettivo da realizzare nel più breve termine. L’Italia ripartirà se il lavoro riparte per tutti, nessuno escluso. Ma sin qui segnali incoraggianti e ottimistici non se ne vedono, né se ne sentono. La depressione regna sovrana ma bisogna andare avanti e tenere duro: questa situazione è peggiore delle due guerre mondiali passate messe insieme perché non solo bisogna combattere con la pandemia e le malattie ma anche con i problemi cruciali del lavoro che non riprende…Speriamo che il Paese si salvi in fretta ed esca dal tunnel in cui si trova a causa del virus importato dalla Cina, un Paese emergente rivale giurato dell’America e non solo.

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