VOGLIA DI NUMERI: LA RICCHEZZA GLOBALE NELLE MANI DI POCHI


Otto uomini possiedono la stessa ricchezza dei 3,6 miliardi di persone che costituiscono la metà più povera dell’umanità.   

Oxfam è un movimento globale di persone che vogliono eliminare l’ingiustizia della povertà. Oxfam (Oxford committee for Famine Relief) nasce in Gran Bretagna nel 1942, per portare cibo alle donne e ai bambini greci stremati dalla guerra. Nel 1965, adotta definitivamente il nome “Oxfam”. Il suo rapporto mostra che il divario tra ricchi e poveri è molto maggiore di quanto si temesse. Descrive in dettaglio come le grandi imprese dei super ricchi stanno alimentando la crisi della disuguaglianza eludendo le tasse, abbassando o tagliando del tutto i salari e usando il loro potere per influenzare e indirizzare la politica.

Nuovi e migliori dati sulla distribuzione della ricchezza globale, in particolare in India e Cina, indicano che la metà più povera del mondo ha meno ricchezza di quanto si pensasse in precedenza. Se questi nuovi dati fossero stati disponibili lo scorso anno, avrebbero dimostrato che nove miliardari possedevano la stessa ricchezza della metà più povera del pianeta, e non 62, come calcolato da Oxfam.

Dal punto di vista dei poveri, è ovvio che sia inaccettabile che tanta ricchezza sia tenuta nelle mani di così pochi quando 1 persona su 10 sopravvive con meno di 2 dollari al giorno. La disuguaglianza sta imprigionando centinaia di milioni esseri umani nella povertà; sta devastando la popolazione globale.

“In tutto il mondo, i meno abbienti vengono lasciati al loro destino. I loro salari sono stagnanti, ma i potenti portano a casa bonus da milioni di euro e dollari.  La sanità per le persone povere, sembra essere una chimera, l’istruzione viene tagliata mentre le corporazioni e i super ricchi evitano le tasse.  Le voci delle persone che stentano vengono ignorate mentre i governi cantano al ritmo delle grandi imprese e della ricca élite.

Un lumicino lontano si intravvede.  La rabbia delle persone rispetto alla disuguaglianza sta già creando onde d’urto politiche in tutto il mondo. Altro dato significativo è che sette persone su 10 vivono in un paese che ha visto un aumento della disuguaglianza negli ultimi 30 anni.

Tra il 1988 e il 2011 il reddito del 10 per cento dei più poveri è aumentato di soli 65 dollari a persona, mentre il reddito dell’1 per cento dei ricchi è cresciuto di 11.800 dollari a persona, 182 volte di più. I poveri sono costretti al silenzio, quando provano ad alzare un po’ la voce per far sentire le proprie ragioni vengono ignorati o presi a bastonate. I ricchi non amano i poveri e li considerano una razza inferiore da tenere lontano dalle proprie case per non essere contaminati dalle loro brutture, sporcizie e per non dare le briciole della loro opulenza. In molti paesi del Terzo Mondo i poveri sono costretti a mangiare gli scarti putrefatti delle discariche e a raccogliere ogni tipo di cianfrusaglia da riciclare.

“Dicono che chi è sazio non può capire chi è affamato; io aggiungo che un affamato non capisce un altro affamato”. ‘Umiliati e Offesi’ di Fëdor Dostoevskij.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

 

Caro Gigino, da una ricerca risulta ciò che puoi leggere di seguito. Il problema ricchi e poveri è sempre esistito, forse ora si sta esagerando troppo…Ciao. Pino Stella.

 

Secessio plebis

Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.

Secessio plebis sul Mons Sacer.

La Secessio plebis o secessione della plebe, fu una forma di lotta politica adottata dalla plebe romana, tra il V ed il III secolo a.C., per ottenere una parificazione di diritti con i patrizi. La secessione consisteva nel fatto che la plebe abbandonava in massa la città. In questo modo tutti i negozi e le botteghe artigiane restavano chiuse ed inoltre non era possibile convocare le leve militari che in quel periodo facevano sempre più ricorso anche ai plebei.

La prima secessione avvenne nel 494 a.C. e l’ultima nel 287 a.C. Sul numero esatto di secessioni non vi è accordo unanime fra gli storici. Quelle certe sono tre, ma secondo alcuni ve ne furono di più. Ad esempio secondo Floro le secessioni furono quattro (494-493; 451-449; 445; 376-371)[1] La distruzione dell’archivio di stato avvenuta in occasione del sacco di Roma del 390 a.C. ha sicuramente contribuito a far sì che gli eventi avvenuti prima di quella data venissero ricordati con un misto di fatti reali e tradizioni popolari.

 

Secessione del 494

Localizzazione del Mons Sacer presso Roma

Magnifying glass icon mgx2.svg        Lo stesso argomento in dettaglio: Conflitto degli ordini.

La secessione del 494 a.C. può essere considerata come l’inizio di quella Guerra degli Ordini che contrappose i patrizi ai plebei per la prima metà dell’era repubblicana. Le cause che portarono a questa secessione sono da ricercarsi in due fattori concomitanti, da un lato la situazione legislativa dell’epoca, che derivava in modo determinante dall’abolizione della monarchia in favore della repubblica (509 a.C.), dall’altro gli eventi militari connessi con l’espansione romana nel centro Italia dei primi decenni del V secolo a.C.

 

Nei primi anni della repubblica tutte le cariche pubbliche erano in mano ai patrizi, forti del loro ruolo nella cacciata della monarchia ed i plebei non erano di fatto rappresentati. Inoltre le leggi sul debito, e l’uso del Nexum che consentivano di ridurre i debitori alla schiavitù, favorivano di fatto i patrizi, che approfittavano di questa situazione per prevalere nei confronti dei plebei.

 

Sul fronte militare Roma era allora impegnata nella sua conquista dell’Italia centrale e quindi più o meno costantemente in guerra contro i vari popoli della regione: Equi, Volsci, Etruschi, Ernici. Conseguentemente l’esercito, composto in buona parte da contadini e artigiani plebei, era in costante mobilitazione, rendendo quindi assai difficile ai soldati plebei curare le attività e gli interessi relativi ai loro mestieri.

 

L’insieme delle condizioni su esposte avevano determinato una situazione piuttosto tesa fra i debitori plebei ed i loro creditori in generale patrizi e spesso senatori. Questa situazione esplose in una sommossa nel 495 a.C. in cui un folto gruppo di debitori, sia schiavi che liberi, si presentarono al Senato per chiedere di intervenire in loro favore. In quell’anno erano consoli Publio Servilio Prisco Strutto e Appio Claudio Sabino Inregillense. Appio Claudio era propenso a sedare la rivolta con le armi, mentre Publio Servilio era orientato a trovare delle soluzioni di compromesso.[2]

 

Mentre in senato si discuteva senza arrivare ad una soluzione giunse a Roma la notizia che i Volsci avevano approntato un esercito che stava marciando contro la città. I senatori volevano quindi allestire un esercito per contrastare i nemici, ma la popolazione in sintonia con i plebei in rivolta rifiutò di rispondere alla chiamata alle armi. Il senato incaricò quindi il console Servilio di convincere il popolo ad arruolarsi. Servilio fece quindi delle promesse che corredò con un editto in favore dei debitori secondo il quale:

(LA)

«…ne quis civem Romanum vinctum aut clausum teneret, quo minus ei nominis edendi apud consules potestas fieret, neu quis militis, donec in castris esset, bona possideret aut venderet, liberos nepotesve eius moraretur.»

 

(IT)

«….più nessun cittadino romano poteva essere messo in catene o imprigionato, in modo da impedirgli di iscrivere il proprio nome nella lista di arruolamento dei consoli, nessuno poteva impossessarsi o vendere i beni di un soldato impegnato in guerra, né trattenere i suoi figli e i suoi nipoti.»

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