COSENZA: SEQUESTRATI BENI PER OLTRE 50 MILIONI DI EURO AD ALCUNI MEMBRI DELLA FAMIGLIA SPADAFORA, AFFILIATI DI SPICCO DELLA COSCA FARAO-MARINCOLA


La Guardia di Finanza di Cosenza ha sottoposto a sequestro, nell’ambito di accertamenti
economico-patrimoniali delegati dalla Procura della Repubblica di Catanzaro – Direzione
Distrettuale Antimafia, un patrimonio di oltre 50 milioni di euro nei confronti di Spadafora
Luigi (cl. 1951) e i figli Pasquale (cl.1976), Rosario (cl. 1987) e Antonio (cl. 1983), di San
Giovanni in Fiore (CS), ritenuti affiliati di spicco della cosca Farao-Marincola della
provincia di Crotone.
Le Fiamme Gialle del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Cosenza hanno dato
esecuzione alla misura di prevenzione patrimoniale ai fini antimafia, emessa dal Tribunale
di Catanzaro – Seconda Sezione Penale.
Il sequestro, finalizzato alla successiva confisca ex art. 19 e segg. del D.Lgs. n. 159/2011, è
avvenuto su richiesta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro.
La normativa antimafia prevede l’applicazione delle misure di prevenzione, anche patrimoniali,
a carico di soggetti ritenuti, sulla base di elementi di fatto, pericolosi socialmente ed
abitualmente dediti a traffici delittuosi ovvero che, per la loro condotta ed il tenore di vita, debba
ritenersi che vivano abitualmente, anche in parte, con i proventi di attività delittuosa.
In particolare, così come è emerso nel processo conseguente all’indagine “Stige” della D.D.A.
di Catanzaro, la famiglia Spadafora – a mezzo delle imprese gestite, quali la “F.lli Spadafora
S.r.l., la “Spadafora Legnami S.r.l., la “Famiglia Spadafora società semplice agricola e le altre
imprese individuali a loro intestate – governava, in regime di monopolio ‘ndranghetistico,
l’offerta di legname e prodotti derivanti dai tagli boschivi operati nel territorio silano.
Facendo leva sull’appartenenza alla ‘ndrina di San Giovanni in Fiore ed in virtù della forza
intimidatoria che da ciò ne deriva, costituivano un vero e proprio cartello di controllo mafioso
dei boschi, manipolando ed indirizzando l’aggiudicazione delle gare d’appalto boschive con
metodo mafioso, consistito, tra l’altro, nel porre in essere danneggiamenti alle ditte che non si
allineavano alle direttive imposte dalla criminalità organizzata.
Inoltre, proprio grazie alla gestione dei boschi della Sila, gli Spadafora erano stati utilizzati per
garantire, negli anni, la latitanza di elementi di spicco della cosca Farao-Marincola a cui, di
fatto, facevano capo.
Per tali accuse, lo scorso nel febbraio 2021, gli Spadafora sono stati condannati, dal
Tribunale di Crotone, a più di 60 di carcere; nello specifico, il capo famiglia, Spadafora Luigi,
(attualmente agli arresti domiciliari) alla pena di anni 15 di reclusione, mentre i suoi tre figli,
Pasquale, Rosario e Antonio (ad oggi, tutti detenuti in carcere), rispettivamente a 20, 14 e
14 anni di reclusione.
Su di loro grava, altresì, la misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale di
pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno nel Comune di residenza, ancora da scontare
poiché detenuti.
Il sequestro odierno è stato possibile grazie al lavoro certosino svolto dai Finanzieri del Nucleo
di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Cosenza, i quali, sotto la direzione
della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, hanno svolto accertamenti patrimoniali
nei confronti degli appartenenti alla cosca condannati, nonché dei loro prossimi congiunti,
esaminando e approfondendo le loro variazioni patrimoniali nell’arco temporale dal 2005 al
2017.
Il lavoro svolto ha evidenziato una continua e crescente sproporzione tra gli esigui redditi
dichiarati negli anni dai soggetti interessati ed i loro rispettivi patrimoni immobiliari, mobiliari e
finanziari, accumulati nel tempo.
Infatti, lo screening patrimoniale posto in essere dalle Fiamme Gialle cosentine sugli
imprenditori affiliati alla cosca – effettuato mediante tecniche investigative informatiche, a cui,
successivamente, sono seguiti riscontri “sul campo” a mezzo sopralluoghi ed appostamenti –
ha fatto emergere l’inadeguatezza dei ricavi e degli utili comunicati al fisco, rispetto ai beni
e alle disponibilità economiche e patrimoniali accumulate progressivamente negli anni.
L’esecuzione del succitato provvedimento ha, pertanto, consentito il sequestro dei seguenti
beni intestati e/o riconducibili ai quattro proposti: n. 6 complessi aziendali (di cui 3 società,
2 ditte individuali, n.1 azienda agricola e partecipazioni societarie), n. 203 immobili (tra
terreni e fabbricati), n. 60 automezzi (autovetture, autocarri, rimorchi e mezzi agricoli),
nonché quote societarie e disponibilità finanziarie di varia natura (conti correnti bancari,
titoli azionari, buoni fruttiferi, libretti di risparmio e assicurazioni), per un valore
complessivo stimato di oltre 50 milioni di euro.

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