La Russia alza la voce contro l’Italia e l’Ue per via delle spie venute dal freddo che pagavano il nostro ufficiale della Marina, Capitano di fregata Briot, e per le posizioni dell’Europa sul caso Navalny in contrasto con l’azione repressiva dello zar Putin


— Agenzia Agim —

 — A cura di Giuseppe Stella —

Partiamo dalla spia italiana che vendeva segreti militari che riguardano la nostra Nazione, e anche quelli legati alla Nato, alla Russia di Putin… per denaro.

Arrestato per gravi reati contro la sicurezza nazionale e Atlantica, su di lui indagano due procure, compresa ovviamente quella militare. Briot (il capitano traditore) e la moglie ovviamente hanno tentato di minimizzare ma la loro versione non è assolutamente credibile: quello che ha fatto si chiama anche alto tradimento in favore di una potenza straniera, la Russia, (Putin era uno dei dirigenti del Kgb al tempo dei Gulag sovietici). Un Paese che durante la lunga “guerra fredda” ne ha combinate di cotte e di crude coi compagni italiani d’allora a lei legati per denaro e vagonate di rubli che arrivavano a Botteghe Oscure (sede dell’ex Pci) a ondate continue. Dal crollo dell’URSS all’era dello Zar Putin sono cambiate le sigle ma non la pericolosità dei servizi segreti di Mosca e del suo Paese. Uno dei servizi valido, tra i primi al mondo, con gli Usa (che non scherzano affatto), che conduce da sempre guerre politico-spionistiche ai suoi detrattori per ottenere vantaggi di varia natura…non certo in modo lecito e democratico.

Il presidente russo Vladimir Putin, già dirigente del KGB (Comitato per la sicurezza dello Stato, fondato nel 1954 e destituito nel 1991 dopo il crollo dell’ex URSS) e successivamente capo del FSB (Servizi federali per la sicurezza della Federazione Russa), da quando ha assunto il potere nel 2000 ha sempre seguito le strutture spionistiche del suo Paese affinchè un servizio avesse sempre il controllo dell’altro. Ciò che la Russia praticava coi suoi cittadini. In ogni casa c’era una spia del Partico comunista sovietico pronta a tradire chiunque in famiglia parlasse male del regime; gente che poi, con quelle delazioni, finiva come minimo in Siberia nei Gulag, l’arcipelago con – 70°. Ma queste sono altre storie, raccontate da molti illustri scrittori che hanno indagato a fondo quel mondo, descrivendone le incredibili nefandezze e il dispotismo politico durato circa 72 anni dalla rivoluzione d’Ottobre al crollo del “Muro di Berlino” (una vergogna nelle vergogne).

 

La storia della spia italiana rimarca le strategie dei tempi andati della “Guerra fredda”. Informazioni vincolate da segreti

sensibili, militari e civili, passate al nemico di turno per denaro. Per questo caso le relazioni diplomatiche Italia-Russia si sono già inasprite e il nostro Paese purtroppo, che col ministro Di Maio appare in ambasce e non sa che pesci pigliare; anche riguardo a tanti Paesi della Nato e dell’Onu che stanno isolando Putin per le sue malefatte che riguardano la repressione e i diritti umani violati nel suo Paese a danno degli oppositori del regime (che a poco a poco sta diventando quello che era prima).

Infatti, Putin ha vietato l’ingresso in Russia a Sassoli e ad altri sette responsabili Ue che curano i rapporti bilaterali. Tutto questo per le posizioni sul caso Navalny in carcere perché dissidente. L’Italiano Sassoli è tra le altre 7 persone non gradite da Mosca per le sue prese di posizione in favore della libertà di espressione e di pensiero e in difesa dei dissidenti che Putin opprime..

A proposito, Il caso italiano del Capitano traditore è stato scoperto dal nostro controspionaggio (Aisi) che per quelle accuse ora rischia una pena che va da 20 anni di carcere all’ergastolo.

Tornando all’Unione Europea dopo le sanzioni agli otto cittadini Ue cosa potrebbe accadere in danno alla sicurezza del nostro Paese? Ovviamente corriamo seri rischi anche per le sanzioni pesanti contro Mosca alle quali la nostra Nazione si è accodata come doveva.

C’è la sicurezza nazionale a rischio?

L’accusa dei Russi è quella di voler frenare addirittura, con le sanzioni che le sono state appioppate, il loro già precario sviluppo economico. E il tutto si gioca con l’influenza degli Stati Uniti d’America che non abbassa mai la guardia quando si tratta di quel popolo avvezzo a dittature spietate e disumane come avviene ancora in Cina, che ha un governo dispotico e autoritario e che viola da sempre i diritti umani, di dissenso, di opinione e di libertà di stampa, insomma tutto…

David Sassoli, italiano, è in atto il Presidente del Parlamento Europeo: gli è stato addirittura vietato, come accennato, l’ingresso in quel Paese da un Putin che ricorda il suo modo di agire durante la “Guerra Fredda”, durata anni e anni con il nostro Paese in prima linea per via dell’ex Pci, delle Brigate Rosse e dei movimenti extraparlamentari di sinistra estrema come Potere operaio e Lotta continua.

Un attacco politico – dice Sassoli – “per il quale non ci faremo intimidire”.

Altre personalità che non possono entrare in Russia sono:

il capo dell’Ente regolatore dei media della Lettonia, Ivars Abolins; il direttore del Centro statale linguistico della Lettonia, Maris Baltins; Jacques Maire, membro della delegazione francese all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa; il capo della procura di Berlino Jorg Raupach; il capo del Laboratorio svedese di sicurezza chimica, biologica, radiazioni e nucleare dell’Istituto di ricerca per la difesa, Osa Scott; Ilmar Tomusk, direttore generale dell’Ispettorato Nazionale sulla Lingua.

Le cause delle tensioni Ue-Russia riguardano le contestazioni in piazza a sostegno dell’attivista Alexei Navalny, oppositore dello Zar Putin il quale crede che il tutto sia dovuto all’Occidente che “sta tirando troppo la corda e provoca”. Ma senti chi parla!!!

Sassoli però così replica: “non ci lasceremo intimidire per aver difenso i diritti di Navalny per le sanzioni. Lo continueremo a sostenere perché deve essere liberato”.

I rapporti Russia-Ue sono anni che sono in crisi per via della Crimea “stuzzicata” da Putin dal 2014.

Una nuova guerra fredda di cui parlava Trump durante il suo mandato e che non riguarda ovviamente solo la Crimea…

Anche qualche grillino ha fatto passi falsi in Italia in favore della Cina con la nota trovata propagandistica filocinese della “via della seta”, enfatizzata a dovere da “dirigenti” di quel movimento; ma qui da noi pure col G5 cinese, inviso all’Occidente intero, si sta “tirando ancora oggi troppo la corda” contrariamente a quanto dichiarato dal nuovo presidente Usa Biden che si vuole smarcare decisamente dai cinesi e ha inviato l’Ue e l’Italia (implicitamente) a tenersi fuori da quelle logiche. Che affari ci sono sotto? E chi predilige interloquire e tenere rapporti commerciali e preferenziali con quel popolo?

La reazione italiana alle gravi e antidemocratiche sanzioni di Putin di fatto non c’è stata, solo una “tiepida” solidarietà al Presidente del Parlamento europeo Sassoli dal ministro degli Esteri Di Maio.

Il Pd di Letta invece ha reagito con “durezza” a difesa della democrazia europea. “Continuiamo a chiedere con ancora più forza la liberazione di Navalnyj” ha scritto su Twitter.

 

Per tutto quanto sopra ci potranno essere conseguenze per l’Italia?

Putin divide: c’e chi lo considera un dittatore, ora  mascherato, ma che di fatto agisce come al tempo del Pcus di Stalin, dall’altra si vedono suoi fans che addirittura lo ammirano (un Paese un po’ strano il nostro).

Del resto, anche al tempo delle Br queste erano legate a doppio filo alla dittatura sovietica e a quelle rosse nel mondo e volevano portare in Italia quel regime nefasto che più nefasto non si può.

Ma di mezzo ora, come lo fu negli anni di piombo, c’è la sicurezza nazionale e del mondo intero e certe provocazioni di Putin all’Occidente e all’Ue al completo non sono concesse.

Ma in ballo – dicono – ci sono anche rapporti commerciali con quel popolo per via della globalizzazione che per l’altro ha arricchito a dismisura la Cina con i suoi sistemi dittatoriali che non sono proprio un modello da imitare per una nazione come la nostra che col nazifascismo ne ha passate di tutti i colori per il grave errore di Mussolini di seguire pedissequamente i tedeschi di Hitler: un dittatore accanito che voleva, dall’alto della sua follia e ignoranza, conquistare il mondo intero e dominarlo (!!!). E il popolo come mai lo seguiva? I tedeschi appartengono a una razza che credeva al Dio Odin (della guerra) fin dalle sue origini barbare, diviso in quei tempi  in tantissime tribù che parlavano, fino agli albori del primo millennio d.C., numerosissime dialetti senza sapere cosa fosse la scrittura. La lingua tedesca in embrione nacque solo nell’era di Carlo Magno  – VIII – IX secolo d.C. -.  In tal modo accelerò la cristianizzazione dei popoli. Carlo Magno, che tra l’altro pare fosse francese, incaricò monaci e saggi perché studiassero l’alfabeto tedesco e la composizione di testi in un linguaggio comprensibile (non sapevano cosa fosse la grammatica) in tutte le parti del suo grande impero. In quel periodo le varie tribù scribacchiavano cose tra il latino, appreso dai romani, e gli svariati dialetti di quelle genti per nulla acculturate, generando grande confusione.

La Russia: la sua stirpe è una cultura ancestrale che non ha basi di civiltà solide come l’Italia e la Grecia, culle di filosofi, di giuristi e di studiosi di livello primordiale risalenti anche a vari secoli prima di Cristo. La Grecia in particolare. I romani avevano ingegneri eccelsi e non solo e le loro opere sono giunte sino ai nostri giorni e ancora durano nei secoli.

“I Romani chiamavano ‘Barbari’ tutti quei popoli che vivevano al di fuori dei loro confini, costoro venivano considerati incivili e rozzi. Essi venivano nel Nord Europa: oltre il Reno c’erano i Vandali, Alemanni, i Franchi e i Burgundi. Oltre il Danubio c’erano: Visigoti, Unni e gli Ostrogoti.

I Barbari si spostavano continuamente perchè nomadi, non avevano leggi scritte e si tramandavano le tradizioni oralmente.

I Visigoti venivano dalla Russia e nel IV secolo si allearono con Roma, ma nel 410, guidati dal re Alarico la saccheggiarono (atto barbarico appunto). Poi quando Alarico morì lasciarono la penisola.

Nel 455 d.C. Roma fu invasa dai Vandali che venivano dal Nord Africa, e più tardi dagli Unni che venivano dall’Asia. Questi, comandati da Attila, occuparono Milano e Pavia. Roma così si indebolì e lasciò che alcune popolazioni si stabilissero nella città dando loro terre e arruolando militari”. Per concludere, non ci si può assolutamente fidare di popoli senza culture di base solide e bisogna sempre prendere le debite distanze dai loro modi di pensare e agire. La storia è maestra di vita e ora ci sono i nuovi barbari dai quali bisogna guardarsi attentamente.

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