Caso SALVINI: Catania lo assolve. Palermo, col rinvio a giudizio, cosa farà? Qualcosa non quadra e la difesa contrattacca. Certi giudici fanno ancora “politica”, esattamente come avvenne con “Mani Pulite”? Fatto gravissimo con un Governo processato in Tribunale (tutti correi)


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  — Speciale: Dossier-inchiesta di siciliapress.it — 

   — A cura di Giuseppe Stella — Dopo il caso Palamara e il problema della corruzione di certi giudici, ormai nell’occhio del ciclone a livello mondiale, si continuano a costatare discrepanze tali nel settore giudiziario che non solo meriterebbero due Commissioni (Camera e Senato) Parlamentari d’inchiesta attendibili e super partes ma anche l’intervento dei tribunali internazionali da adire per ristabilire nel Paese quelle condizioni che consentano al cittadino di essere giudicato in base alla legge e non secondo l’orientamento ideologico di alcuni magistrati (la maggior parte dei quali invece svolge un lavoro encomiabile).

Ma se l’Europa non batte un colpo è bene adire l’Onu e gli Stati Uniti. In Italia la giustizia è completamente tarlata (tipo groviera) per via di certi giustizialisti “barricadero” – politicici e non -che da “Mani pulite” in poi hanno approfittato del loro status giudiziario per scatenare un inferno nel Paese, avvantaggiando, guarda caso, sempre le sinistre e continuando poi l’opera di devastazione politica, attaccando ripetutamente Berlusconi che aveva osato sfidare e vincere la “gioiosa macchina da guerra” di Occhetto quando cadde il “Muro di Berlino” nel 1989 e il Pci si dissolse. “Mani pulite” liquefò (sotto quale regia?) di contro il “pentapartito” d’allora che portò avanti quella triste stagione a suon di manette e come vedremo in forma poco legittima.

Ma da cronache datate italiane e non emergono altre indiscrezioni accreditate: l’Ambasciatore Usa  Reginald Bartholomew, Presidente Clinton, nel nostro Paese dal 1993 al 1997 si confessò sulla stagione di “Mani pulite” vissuta a Milano, raccontando tutto quanto a sua conoscenza al corrispondente de’ “La Stampa” di Torino dall’America, Maurizio Molinari.

” Un pool di magistrati di Milano, con l’alibi di  combattere la corruzione politica dilagante, era andato oltre, violando sistematicamente i diritti di difesa degli imputati in maniera inaccettabile in una democrazia come l’Italia“. “La classe politica – continuò l’Ambasciatore degli Stati Uniti – si stava sgretolando con il rischio di perdita di una solida stabilità di un alleato strategico come l’Italia nel bel mezzo del Mediterraneo. C’era qualcosa che non quadrava, i magistrati si muovevano come carri armati,  promuovendo il terrore negli imputati con l’uso facile di manette tintinnanti per intimidire e fiaccare l’azione difensiva degli accusati. Ci furono suicidi a catena spaventevoli e carriere politiche distrutte in men che non si dica.

Bisognava rimettere le cose a posto e ristabilire i rapporti politici tra l’Italia e gli Usa. Quindi la questione fu trasferita all’Ambasciata Americana di Roma”.

Forse dagli Usa qualcuno diede l’autorizzazione ai magistrati di agire in quel modo? E chi? In America allora comandava Clinton…

E come mai caduto il “Muro” si voleva spazzare via la classe politica d’allora per rinnovare la dirigenza nella nostra Nazione con nuovi venuti? Anche se la Democrazia Cristiana e tutti gli altri partiti a lei collegati avevano combattuto strenuamente contro i vecchi comunisti (ormai pentiti e svaniti), facendo da barriera e impedendo ai rivoluzionari delle Brigate Rosse, Lotta Continua e Potere Operaio, di fomentare possibili guerre civili in favore di probabili dittature di tipo ex Sovietico Marxiste Leniniste?

 

Bartholomew nella circostanza, secondo le indiscrezioni d’allora (attendibili), fece venire in Italia a Villa Taverna, Ambasciata Usa a Roma, il Giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti Antonino Scalia che incontrò ben 7 importanti magistrati italiani per accertare i metodi usati da quelli di Milano. Scalia disse – tra tante altre cose- che il comportamento di quei Pm e di tutta la procura milanese violava, con manette facili e detenzioni preventive, i diritti basilari degli imputati. Ciò che cozzava contro i principi cardine del diritto Anglosassone e Statunitense”.

Poi si parlò dei “nuovi” referenti politici: D’Alema (sic! Ex comunista russo), Fini e Berlusconi, che chiese l’avallo Usa alla sua imminente candidatura”.

L’ambasciatore Bartholomew  parlò anche dell’avviso di garanzia a Berlusconi del 1994, “che fu anticipato dai giornali quando Berlusconi presiedeva, a Napoli, i lavori per la Conferenza mondiale sulla criminalità organizzata, sotto l’egida dell’Onu. Rivela che fu anche un’offesa al presidente degli Stati Uniti, perché era al vertice e il pool di Mani Pulite aveva deciso di sfruttare quella situazione per aumentare l’impatto (politico) della sua iniziativa giudiziaria contro Berlusconi“. Quella cosa è stata gravissima e fu l’inizio di una persecuzione giudiziaria di quel pool contro il centro-destra e i partiti avversi alla sinistra.

Una persecuzione, s’intende, politico-giudiziaria di tipo eversivo – si disse da più parti – che è durata anni e anni senza che nessun tribunale internazionale abbia condannato sinora i giudici di Milano per la conclamata violazione dei diritti umani e politici da parte di quei Pm che si ispiravano forse a dottrine di estrema sinistra (o similari) che il “pentapartito” da loro liquidato aveva combattuto strenuamente con ogni mezzo durante gli anni di piombo e della guerra fredda anche con l’aiuto di Nato, Onu e Alleanza Atlantica e di molti Servizi segreti occidentali legati agli Stati Uniti d’America…Chi ha vissuto in quegli anni – come chi scrive – quelle bruttissime vicende ne sa qualcosa.

 

Pubblichiamo un’interessante stralcio di una tesi di laurea della Luiss sulla “Tangentopoli italiana” di Chiara Cavaliere, matricola 082132 – relatrice prof.ssa Vera Cappellucci.

 

I rapporti tra Magistratura e Politica

A variare successivamente all’inchiesta, furono, inoltre, i rapporti tra il potere politico e quello giudiziario. Il peso acquisito da quest’ultimo nei confronti del potere politico in genere, come effetto dell’intensa fase di Mani Pulite, si trasferì intatto nella Seconda Repubblica, favorito dalla destrutturazione dei partiti e di buona parte della vecchia classe. I condizionamenti giudiziari della politica, difatti, si trascinarono anche nell’era Berlusconi , con l’avvio di indagini sulle sue aziende poco prima delle elezioni del 1994.  I processi che a Milano interessarono l’allora presidente del Consiglio, ed alcuni dei suoi più stretti collaboratori, diedero luogo ad un rinnovato aumento della tensione politico-giudiziaria. Evento culmine fu l’avviso di garanzia che il premier ricevette nel 1994 a Napoli, con preliminare informativa alla stampa che ne dette ampia diffusione durante una conferenza delle Nazioni Unite sulla criminalità . Un effetto devastante in termini d’immagine per il leader politico e per il governo che rappresentava, e che dava ulteriore prova della straordinaria capacità, da parte di un gruppo di magistrati (pochissimi), di saper maneggiare con abilità ed efficacia i mezzi di comunicazione di massa e il consenso di una parte del pubblico e della classe politica. La seconda “spallata” si verificò nel luglio del 1994, quando il giudice Di Pietro della procura milanese minacciò pubblicamente, davanti alle televisioni, di rassegnare le dimissioni nel caso in cui fosse stato convertito in legge il decreto che stabiliva limiti alla carcerazione preventiva (che giustizialista!), proposto dal governo di Forza Italia . Alla fine, l’obbiettivo fu raggiunto e il decreto non fu convertito in legge, ma per la prima volta si configurava un intervento diretto e pubblico da parte della magistratura nei confronti di governo e Parlamento. Questo evento ne descriveva inoltre la crescente acquisizione di un potere di veto nei confronti di qualsiasi progetto di riforma della giustizia e del potere giudiziario, che esiste ancora oggi. Le iniziative del parlamento o del governo, tese a limitare in qualche modo il potere dei magistrati, specie di quelli requirenti, naufragarono in quegli anni, non solo per l’opposizione decisa della magistratura, appoggiata fortemente dalla stampa, ma anche per la mancanza di sufficiente sostegno nelle forze politiche. Il caso del già citato decreto legge sulla carcerazione preventiva, fu ritirato non solo difronte alla reazione dei magistrati e della decisa opposizione delle forze di sinistra, ma anche dopo che uno dei partiti della coalizione di governo, come la Lega Nord, dichiarò la propria opposizione . Tuttavia, se le indagini del pool di Mani Pulite contro la classe politica della Prima Repubblica, avevano potuto beneficiare del forte sentimento anti-partitico che caratterizzò quel momento storico, col tempo questo ha prodotto inevitabilmente un clima di sfiducia nei confronti della stessa magistratura (che ora risulta corrotta e collusa). Le decisioni giudiziarie, inserite dai media direttamente all’interno della lotta politica, assumono di necessità un significato politico, che implica un allineamento di fatto della magistratura, o di certi magistrati, con settori della classe politica, ma con il problema cruciale che, nel nostro assetto, il magistrato è tenuto, almeno in teoria, ad un atteggiamento di relativa imparzialità (ma quando mai!!!). Ne è conseguito dunque, durante i successivi governi degli anni Duemila, un forte indebolimento della sua immagine di imparzialità e quindi di una svalutazione delle sue iniziative. Il caso Berlusconi, al di là delle sue ovvie specificità, ha messo in evidenza il grave squilibrio tra i due poteri costituzionali dello Stato, tutt’ora presente nel sistema italiano. Un sistema che nei fatti, tende ancora a favorire il cosiddetto “partito dei giudici”, dai confini non sempre chiari e che dispone tutt’ora di un discreto grado di influenza sull’opinione pubblica, con la rilevante conseguenza che, i risultati, anche parziali o provvisori, di indagini giudiziarie, diventano costantemente elementi su cui esponenti politici, di destra o di sinistra, giornalisti, uomini di cultura, si basano per formulare valutazioni sulla classe politica corrotta e sul sistema politico in generale. In questo contesto, i confini fra responsabilità politica e penale tendono ad affievolirsi fino a quasi scomparire”.

Dopo questi lunghi necessari passaggi torniamo al caso Salvini:

“Sinistra usa magistratura per vincere elezioni – sostiene – . Ma certa magistratura a quanto pare si fa usare volentieri (ndr)”. E qui dovrebbe intervenire il Capo dello Stato o il Ministero della Giustizia, equilibri dell’ultrapotere dei giudici, alcuni incontrollabili di suo – che stanno alquanto approfittando di un “pretesto irrisorio” superando ogni limite concesso.

Salvini dopo aver incassato il non luogo a procedere del Gup di Catania sul caso Gregoretti perché “Il fatto non sussiste” attende ora le esatte e complete motivazioni che arriveranno tra un mese circa da quel Tribunale.

La sinistra è sotto attacco per le collusioni politiche con certi giudici che è ora che la finiscano dopo gli scandali che stanno venendo fuori di magistrati chiacchierati e corrotti più e peggio dei politici. Bisogna riformare la magistratura e porla sotto il controllo di garanti del Ministero della Giustizia e del Parlamento (sovrano). Certi magistrati agiscono come e peggio di tanti rivoluzionari degli anni di piombo che la Democrazia ha battuto inesorabilmente e che hanno provocato tanti lutti e stragi nel Paese.  Pd e M5S sono due partiti ormai stanati da tutti come amici di certa magistratura ammantata di foga giustizialista ed autoritaria: così però si rischia la deriva a favore di uno sparuto gruppo di magistrati che vogliono piegare tutti alla loro volontà e alla ferrea concezione della legge in pieno contrasto di quanto si afferma nella Costituzione Italiana. Il potere in Italia lo esercita il Parlamento attraverso i partiti democraticamente eletti, non certo la magistratura che è semplicemente un Ordine giudiziario (l’accusa), non certo un potere, che è chiamata a svolgere pacatamente il suo ruolo con equilibrio e senza punti di riferimento politico (sempre a sinistra: estrema).

E a Palermo cosa succederà? Forse, senza forse, gli avvocati di Salvini andranno al contrattacco e saranno dolori di pancia per chi vorrebbe usare la giustizia (tra un po’ ci saranno le elezioni), come si fa da anni, per fare carriera politica favorire le sinistre e viceversa. E’ ora di finirla!!!

Ma risulta – da fonti inequivocabili – che anche qui si sta muovendo il terzo Stato e da tempo: i servizi segreti, non solo italiani… Gli anni di piombo sono passati e nessuno vorrebbe che si ripresentassero sotto altre forme e con altri colori, ma c’è chi soffia sul fuoco per attizzarlo. Le cose devono cambiare e al più presto. La riforma della giustizia (giusta) tocca farla a Draghi, in primis quella della magistratura alla quale va negata ogni indipendenza e va posta sotto tutele Democratiche per il bene della Nazione.

Le lunghezze dei processi sono cosa a parte che ovviamente vanno dimezzate (sia nel civile che nel penale. La gente non ne può più): prima però bisogna tarpare le ali a quei giudici di sinistra perché stanno giocando troppo col fuoco e porli sotto osservazione. E il vento ora sta cambiando, dappertutto. E’ il Parlamento che decide, non certo un gruppuscolo di giudici ideologicamente orientati a senso unico, una loro dittatura non solo non avrebbe senso e consenso, ma non ha mai avuto storia nel nostro Paese. Non possono condizionare la politica italiana, screditando alcuni partiti, con azioni autoritarie, o farsi addirittura Stato, tifando per partiti estremi bocciati sonoramente dal mondo civile, sarebbe come dire che il terrorismo delle Br ha anche fatto politica, come i brigatisti (da poco arrestati in Francia dopo 40 anni di latitanza e “asilo” concesso dalla dottrina Mitterand) vorrebbero fosse loro riconosciuto (ancora oggi). La verità vera invece è che quei criminali nostrani volevano cacciare la Democrazia dal nostro Paese per instaurare un regime dittatoriale rosso sull’esempio dell’Ex Urss e Stati satelliti del Patto di Varsavia. Ma ha vinto la Democrazia, con dispendio notevole di vite umane cadute nel nome della Patria tra forze dell’Ordine e patrioti della “Gladio bianca” (Nato); i rossi (di rabbia) ora, per fortuna, non ci sono più, almeno si spera, anche se qualcuno sente il richiamo della foresta e delle radici con…nostalgia “perversa e incomprensibile”.

 

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