Libertà di stampa, di pensiero e d’espressione: l’Italia e’ ultima in Europa e al 77° posto nel mondo. Nonostante vi siano le tutele della Costituzione e dell’Ue, il legislatore non ha ancora provveduto a mettere al riparo integralmente scrittori e professionisti dell’informazione in un Paese libero e democratico come il nostro



— Foto tratta da vocetempo.it —

 

— A cura di Giuseppe Stella — Ma di fatto in Italia esiste la libertà di stampa e di scrittura?

Molti sostengono che in Europa siamo gli ultimi e probabilmente sarà vero. La giornata internazionale della libertà di stampa celebrata poco tempo fa non ha però ancora dato ai nostri parlamentari l’input a codificare una norma con cui le Istituzioni si prendano carico di una maggiore tutela e protezione dei giornalisti. I quali, come si sa, fanno un lavoro complesso, difficile e spesso pericoloso per la loro incolumità e per quella dei loro famigliari. Qui non siamo in Russia o in Cina e censure alla stampa non ve ne sono (o per lo meno non ve ne dovrebbero essere) secondo i dettami della Costituzione ma una grossa minaccia deriva dalle querele spesso assolutamente infondate che alcuni soggetti indirizzano a giornali e giornalisti come rivalsa per “intimidirli” e indurli al silenzio. “Colpirne uno per educarne cento”: era un detto delle Brigate Rosse e del loro senso distorto della “democrazia”, espressione che veniva profferita da quegli individui amanti della lotta armata per la rivoluzione proletaria ogni volta che uccidevano qualcuno, lo gambizzavano o quando bruciavano fabbriche e opifici vari degli imprenditori capitalisti (i loro nemici giurati) nelle più grosse città industriali d’Italia: Torino, Milano e Genova. Parliamo degli anni della guerra fredda e di quelli di piombo e delle P38.

La nostra Costituzione garantisce sì la libertà di espressione ma sino a poco tempo fa si parlava addirittura di carcere per i giornalisti. Al limite dell’assurdo! In un Paese che si definisce libero e  democratico queste cose hanno il sapore di Arcipelago Gulag (Siberia). E il nostro Parlamento farebbe bene a legiferare in modo corretto, veloce e definitivo: le querele del tipo non si dovrebbero solo archiviare ma il giudice dovrebbe sanzionare con ammende sostanziose  chi con leggerezza va a presentarle.

E questo potrebbe valere anche per chi ha la denuncia facile anche per altre ragioni: costoro dovrebbero esibire almeno una prova dell’offesa ricevuta. Cosa che non avviene mai a priori.

Ma questo Parlamento pare sia ingrippato da tante priorità e di tali problematiche, importantissime, non  parla. Si potrebbero inserire nella riforma della giustizia? Probabilmente sì. Un importante filtro potrebbe essere costituito da una Commissione che valuti se chi vuol far querela ha le carte in regola e ha le prove dell’offesa, le sole chiacchiere non bastano. Un altro ancora la sanzione economica salata, come detto, per  chi denuncia invano e l’atto viene rigettato dalla Commissione speciale detta, che si occupi solo di stampa o anche in genere.

La libertà d’informare è importante e chi si sente offeso può o dovrebbe chiedere una smentita al giornale con l’obbligo per lo stesso di pubblicarla con risalto (questo potrebbe essere l’atto definitivo. Tutto il resto è speculazione campata in aria).

A noi pare che il problema sia la volontà politica che sinora è mancata perché una soluzione si potrebbe trovare in un battibaleno senza  arzigogolare all’infinito.

Se le Istituzioni democratiche non sono vicine ai giornalisti ricattati con le denunce a mo’ di intimidazioni, la libertà di stampa va a farsi strabenedire.

L’Italia è al 77° posto nella libertà d’informazione nel mondo, ultima addirittura in Europa e con tanti giornalisti che viaggiano persino sotto scorta perché minacciati per ciò che di scabroso pubblicano (soprattutto nelle cronache nere).

La festa della libertà di stampa è stata istituita dalle Nazioni Unite nel lontano 1993 ma in oltre 130 Paesi al mondo il giornalismo come informazione vera e contro la disinformazione di regime è ancora quasi del tutto bloccato come esercizio di libertà di espressione. Una vergogna!

Ma anche le stesse Istituzioni giudiziarie (alcune) commettono abusi e intrusioni e spesso i cronisti vengono intercettati illegalmente dalle stesse Procure, come avvenuto a Trapani in un recente passato, ciò che ha suscitato un mare di proteste e polemiche finite poi in una bolla di sapone (tutto nel dimenticatoio). Delle querele per imbavagliare i giornalisti e intimidirli abbiamo già parlato e sarebbe ora che se ne discutesse in Parlamento nell’ambito della riforma della giustizia che l’Europa ci sollecita da tempo, pena il rientro delle somme stanziate per il settore nel recovery plan.

Anche il giornalista “precario” in Italia va tutelato, sia come percettore di compensi (inadeguati) che come qualunque lavoratore che si rispetti.

E andiamo fuori dai nostri confini. In Bielorussia per esempio dove purtroppo la libertà di stampa è ancora una chimera 12 giornalisti di recente sono stati messi in carcere solo perché hanno scritto storie di proteste di popolo contro il presidente Aljaksandr Lukasenka. Ma le rimostranze non sono cessate e sono all’attenzione del mondo civile, libero e democratico che tutelano i diritti all’informazione e quelli umani, pretendendo a giusta ragione che vengano rispettati.

Tornando in Italia, se il Parlamento e la politica non legiferano a brevissimo termine contro querele intimidatorie e bavagli vari, anche messi in opera dalle stesse Istituzioni nazionali e non (da qualche esponente delle stesse. C’è sempre la pecora nera) potremmo andare incontro anche a violazioni contro i diritti dell’uomo e della stessa libertà di stampa sancita pomposamente dalla nostra Costituzione, art. 20, e dall’Art. 10 della Convenzione Ue sottoscritta a suo tempo anche dal nostro Paese. Insomma avremmo di fatto una Costituzione Italiana non integrata da sicure norme applicative ora di fatto aggirate da minacce  ricattatorie con l’uso “strumentale” della giustizia, come di fatto è spesso avvenuto e avviene di frequente. E poi anche violazione delle norme Ue precise e circostanziate.

La libertà di stampa è sacra e inviolabile e le Istituzioni devono tutelare ampiamente il diritto all’informazione professionale, applicando tra l’altro appieno e realmente la nostra Carta Costituzionale e proteggendo di fatto il professionista della carta stampata e on-line.

 

 

 

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