Salvino Cavallaro – Com’è strano questo mondo del calcio, e come ti abbaglia quando si toccano i sentimenti legati al cuore. Le lacrime versate dai tifosi giallorossi, che al minuto 86 di Roma Torino hanno visto entrare Totti sul risultato di 2 a 1 per i granata, e poi in due minuti hanno anche assistito alla doppietta dello stesso “pupone”, che è valsa la vittoria per la Roma, ci fa riflettere sul significato di molte cose. Più volte abbiamo scritto su questo tema legato alla fine della carriera di Totti, e sempre abbiamo sostenuto che è proprio la sua gente romana che dice di amarlo, a metterlo in difficoltà nel prendere una decisione che sembra ormai naturale. Una carriera giunta al capolinea, anche se questi due gol non fanno altro che allungarne l’agonia. L’ambiente romano è euforico, anche se condizionato in maniera esagerata da una situazione che non fa altro che ritardare il processo di crescita della stessa Roma che sogna di vincere a breve tempo uno scudetto con Spalletti. Ma, per far questo, c’è bisogno di tranquillità nel credere a un lavoro di squadra compatta, unita negli intenti e convinta di seguire il credo calcistico del suo allenatore. Tuttavia, tutto questo frastuono intorno al capitano di sempre Francesco Totti, fa perdere di vista l’essenzialità di un lavoro programmato per dare i suoi frutti a breve tempo. Il presidente Pallotta deve intervenire presto e decidere se per il prossimo campionato è bene rinnovare il contratto di un Totti che non accetta la panchina, che il prossimo anno compirà 41 anni, mentre con il suo malcontento è destinato a destabilizzare lo spogliatoio e quindi la squadra. Tutto ciò è un dato di fatto e non è essere irriverenti verso un riconosciuto campione che ha fatto la storia recente della Roma, anzi se vogliamo è un volergli bene nel cercare di fargli capire che c’è ancora bisogno di lui, ma in altri ruoli nell’ambito della società stessa. Sentirsi ancora giovane e voglioso di farsi ancora applaudire con la palla tra i piedi può essere un’arma a doppio taglio, un’illusione momentanea che non può essere tradotta nei gol fatti in pochi minuti contro il Torino di ieri sera. Sarebbe come vedere il problema in maniera banale e superficiale, mentre aiutare il campione a decidere il suo futuro, sarebbe come fargli accettare senza malinconia alcuna una verità che è inconfutabile. E’ bello sapere di sentirsi ancora all’altezza della situazione, ma tutto questo clamore della gente che abbraccia metaforicamente Totti calciatore, siamo proprio sicuri che si tratta di affetto e riconoscenza?