PRO MEMORIA


Nei sogni che faccio, in queste notti primaverili di ozio, una verità sommersa viene a galla.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik – Esiste ancora la questione meridionale? Questa domanda può essere considerata insidiosa ma non retorica non fosse altro perché la “quistione” è entrata, con forza, in quell’elenco che include tutte le tematiche ricorrenti. Considerare, oggi, la questione meridionale un tema ricorrente è un fatto che, di certo, non avrebbe riscosso alcuna forma di compiacimento, in Gaetano Salvemini, che con maggiore intensità questa questione la sollevò un secolo addietro. Probabilmente mi sarei dovuto accontentare di un suo amaro sorriso. Questo perché ilmeridionalismo è stato presente in ogni sua pagina, in ogni suo giudizio, in ogni suo pensiero; attorno ad esso ruotavano tutte le sue polemiche e le sue critiche. In un’epoca in cui l’Italia viveva una profondissima crisi politica, sociale ed economica, Salvemini anticipava molti dei suoi contemporanei nell’analisi e nella proposta di risoluzione dei più gravi problemi che travagliavano l’Italia. Chiaramente la questione meridionale è ancora presente, è ancora viva, in altri termini, è ancora irrisolta. Come per il Grande meridionalista la questione meridionale dovrebbe essere dai meridionali considerata l’irrinunciabile punto da cui partire. Un banco di prova per un intero popolo che dovrà porsi come una forza di forte rinnovamento rivoluzionario. Dunque, sarà necessario considerare questa problematica come punto di confine fra la corruzione e lo sviluppo sostenibile del Mezzogiorno. Uno dei primi nodi da sciogliere dovrebbe essere la condizione pregiudiziale per la trasformazione del Sud in una terra diversa, riprendendosi la cultura da cui si è partiti, prima ancora che Roma nascesse e buttando nelle profonde acque del Mediterraneo i pensieri e non solo di quei cosiddetti intellettuali che attribuiscono la causa dell’inferiorità sociale del Mezzogiorno a fatti naturali come il clima e la razza, contro cui sarebbe stato vano lottare. E’ chiaro che tali considerazioni sono fatte in funzione di un disinteresse sprezzante per le condizioni del Meridione. “ Qui sulle rive del Mar Ionio, splendettero Crotone, Locri, Sibari. ….Nello Stretto Reghion e sul Tirreno Hipponium, Medma, Tauriana, Metauro… Città che ancora oggi suscitano ammirazione di storici dell’arte e archeologi, artisti e sociologi, poiché non fu soltanto l’arte a brillare su di alto livello, ma anche in diritto, le Leggi, questo diritto che ha formato le piccole repubbliche dando ad esse a base il solido ordine e l’amor di patria. Dopo il tramonto di queste repubbliche, tutta la loro linfa fu assorbita da Roma: educazione ed industria, filosofia ed arte. L’intero ellenismo che in tal modo non fu disperso ma agì da fertilizzante sul suolo romano.” (K. Alberti). Sbagliano gli storici dichiarando che con l’affermarsi di Roma decaddero Grecia e Magna Grecia. Brillarono, invece, più che mai questi due Soli. Per tale motivo, per i meridionali e in particolare per i calabresi, è doveroso riprendere nelle loro mani la loro storia gloriosa e porre fine alla loro sconfitta perpetrata nei secoli da parte di ladri, aguzzini e sfruttatori che scesero a valle dalle loro caverne nordiche e con l’inganno ci assoggettarono e ci umiliarono. Per questo motivo è fondamentale che meridionali capiscano l’importanza e la portata del loro fenomeno evolutivo. L’obiettivo che si devono porre è quello di stabilire le proprie regole del gioco prevedendo piani a lungo termine. Nel Quebec canadese i francofoni portano scritto sulle loro targhe automobilistiche la frase “Je me souviens” (Io ricordo), per non dimenticare la loro provenienza francese. La razza si forma nella storia ed è effetto di essa non causa”.  Gaetano Salvemini.

 

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

 

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