5 Giugno 2016, Elezioni Amministrative


Salvino Cavallaro  – E’ il voto della speranza. Visione onirica o empirica? Chissà! Tempo di elezioni, tempo di rinnovamenti e di proclami che sollecitano la speranza di miglioramento per questa nostra Italia caduta nel baratro della crisi economica, finanziaria e, soprattutto, dell’ormai cronica carenza occupazionale. Un’Italia composta da tanti Comuni che cercano il sindaco migliore, quello più adatto alle esigenze della nostra città. Si garantisce sicurezza, ordine, miglioramento delle strade, dei servizi, assicurando trasparenza e correttezza gestionale. Più posti di lavoro e miglioramenti per la vita dei pensionati. Un mondo perfetto che si apre dopo il nostro voto. E mentre si spendono palate di denaro pubblico per la campagna elettorale, i giovani sono senza lavoro, senza speranza e senza futuro. E ci sono pure persone che hanno perso la loro occupazione e si trovano senza alcun reddito per loro e la loro famiglia. Aumentano le tasse e i ticket sanitari assorbono le esigue liquidità delle nostre tasche. E’ l’Italia che è allo sbando di valori e di prospettive. L’Italia che si accinge ad entrare nelle urne, per decidere le sorti delle città di questo nostro Paese. I Comuni di Roma, Milano, Torino, Bologna e altre città d’Italia, rifioriranno come per incanto dopo la nostra ennesima “X” della speranza. Un voto che siamo chiamati a riportare dentro le urne, per riflettere se è maggiormente meritorio questo o quel candidato del partito o movimento che ci ha promesso il cambiamento. E speriamo di scegliere bene con oculatezza e con la consapevolezza che quella linea politica da noi individuata, possa in qualche modo non rappresentare la delusione di avere sbagliato. Certo, non è facile dare una preferenza precisa senza il timore di pentirsi, soprattutto in considerazione del fatto che dall’inizio dell’anno siamo stati bombardati da mille messaggi politici provenienti dai più disparati ideologismi di parte. Ma l’uomo comune, colui il quale è impegnato faticosamente ad affrontare un quotidiano sempre più difficile da vivere, chiede di essere rappresentato da uomini prima ancora che da politici, il cui interesse sembra rappresentato da sempre da quell’ambita poltrona che si chiama “POTERE”. Non vorremmo più vedere politici servirsi di denaro pubblico o appartenere a caste che sono il covo di tentazioni, che non possono essere coerenti con le regole dettate dalle leggi costituzionali e neanche dalla coscienza dell’uomo stesso. Ma non vorremmo più sapere neanche di scandali politico – bancari e neppure di rivoltanti manomissioni di potere che mal si addicono all’etica dell’uomo e al rispetto di una società italiana in seria difficoltà economica. Una visione romantica? Un film che non vedremo mai? Un desiderio proibito che è l’enfasi dell’effimero? Forse! Ma la speranza che traspare evidente su quella “X” che apporremo liberamente su ciò che riteniamo politicamente più consona alle nostre aspettative per una qualità di vita migliore, è fortemente legittima e nessuno potrà mai togliercela. Si chiama democrazia, un qualcosa che va al di là del dire di certi facili illusionisti e millantatori di ogni genere. Su quella “X” c’è la nostra testa, il nostro cervello, il nostro credo, la nostra speranza. Almeno, così dovrebbe essere!

 

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