“Pugni di Loto”, tra poesia e riflessioni di vita


Copertina “Pugni di Loto” —

Salvino Cavallaro – Il Giappone come terra madre di una cultura orientale che è emblema di saggezza e riflessione, il giardino come luogo quasi perfetto per la ricerca della propria interiorità. “Pugni di Loto”, edito da Ferrari editore, é un romanzo che lascia traccia di bellezza intesa come il senso più profondo dei sentimenti che scaturiscono tra il rapporto di un padre e una figlia sullo sfondo di un giardino che profuma di fiori, di accuratezza, di significato di vita. In ogni cosa che l’essere umano costruisce con la propria anima, c’è sempre una parte importante di sé. Ed è proprio questo che ci pare di cogliere in Marcella Mancuso, autrice messinese che ha scritto questo romanzo costruendo la sua storia in un Giappone che non ha mai visitato, ma che ne ha studiato profondamente la cultura e il suo modus vivendi. Fantasia e passione si sviluppano con straordinaria fluidità di scrittura, nella ricerca di una storia che fa emergere il tratto di un’autrice sensibile e molto legata ai valori della vita. Ed è proprio partendo da questa base che Marcella Mancuso fa scorrere con semplicità la sua penna, in un racconto capace di arrivare dritto al cuore per gli odori della natura e certi suoni che troppo spesso non cogliamo per l’irrefrenabile frenesia del nostro mondo occidentale, capace com’é di farci perdere il gusto dell’attimo da assaporare lentamente. Tutto quello che invece si riesce a fare in quel lontano Giappone, in cui la cultura orientale culla il senso di riflessione che s’intreccia ad antiche cerimonie rituali, ma anche a poesia e contemporaneità. Hanaco è la figlia di Kumagai Haruo, un creatore di giardini meglio definito come architetto dell’anima. Dopo la morte della mamma di Hanaco, papà Haruo si trova a dover sostituire la figura materna pur continuando il suo impegno di educatore paterno. Un rapporto di rispetto reciproco ma anche di dubbi e domande esistenziali da parte di Hanaco, che creano un legame intenso. Con la scomparsa del padre, Hanaco si troverà ad affrontare un incessante flusso di domande senza risposte, accompagnate da un improvviso vuoto di senso che poi colmerà con l’importante eredità emotiva trasmessa dal padre. E’ l’insegnamento di capire se stessa attraverso l’esperienza della bellezza. Ecco, la bellezza come motivo portante che si ripete quale senso di ogni cosa, non come fatto esteriore ma come ricerca della propria interiorità al cospetto di una vita che ti insegna a conoscere la sofferenza e anche ad apprezzarla come nemico da combattere. E poi l’amore, vero significato della bellezza della vita. L’amore inteso in tutte le sue forme; quello filiale che spesso sfocia in quel non capirsi generazionale, ma che si poggia sempre sui pilastri del rispetto reciproco. E ancora l’amore che è sacrificio del quotidiano, capace di unire ancor più che disgregare. E’ bellezza di vivere e di saperne cogliere il profumo dei fiori di loto in un giardino in cui tutto ha un suo significato profondo, capace di allontanare l’effimero delle cose banali. E’ il profumo della vita che Marcella Mancuso, attraverso le pagine di “Pugni di Loto” ci fa riflettere per non sciuparne gli attimi, i momenti che fuggono via come il vento. Intreccio di mondi diversi, quello orientale giapponese e quello di una terra di Sicilia che è il frutto dell’irrequietezza e dell’instabilità che si caratterizza in un contraddittorio occidentale, che attraverso la deriva dei valori perde il vero significato della vita.

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