Un uomo che ha dato molto


Maurizio Braccialarghe —
Salvino Cavallaro – Sì, “Un uomo che ha dato molto”.
Penso che questo titolo sia perfetto per parlare di Maurizio Braccialarghe, ex assessore alla cultura del Comune di Torino durante l’amministrazione Fassino.
Non posso dire di averlo conosciuto a fondo, tuttavia, durante le conferenze stampa cui sono stato invitato più volte per assistere alle varie presentazioni culturali di Torino, ho avuto modo di apprezzare un uomo per bene e generoso nel non risparmiarsi mai nel suo lavoro. Aveva 60 anni ed era malato da tempo. Originario di Genova, Torino era diventata la sua città adottiva. Già, la città sabauda che egli volle migliorare sotto l’aspetto culturale con quel suo modo di gestire ordinatamente una programmazione che sapeva di palinsesto, proprio come faceva quando era direttore della Rai di Torino. Nei cinque anni che è stato alla guida dell’assessorato alla Cultura, aveva inventato nuovi format come Natale coi Fiocchi e Torino Jazz Festival. Un lavoro incessante, proficuo, che sapeva più dell’opera di un grande operatore di cose concrete, piuttosto che di effimero organizzatore politico quale egli non era.
Sì, perché tutto si poteva dire dell’assessore Braccialarghe, fuorché lui fosse un vero e proprio politico. E, anche se ha abbracciato il centro sinistra di Fassino,  Braccialarghe era una figura che andava oltre il semplice operato di chi doveva in qualche modo essere coerente con la logica politica di quella amministrazione cui egli fece parte. L’impressione è sempre stata quella di una persona capace nella profusione di tante energie, atte a dare nuove idee per migliorare l’immagine europea e mondiale di una Torino sempre brillante sotto l’aspetto culturale. E poi c’è l’interessante profilo umano che più volte ho avuto modo di riscontrare in lui. Un qualcosa che in genere viene connaturato allo spessore della persona, alla sua cultura, alla sua intelligenza e alla capacità di intraprendere relazioni che spesso vanno oltre le pur
importanti rappresentanze istituzionali. Quello che resta ancora vivido nella mia mente è quel suo modo di parlare anche di cose personali, come quando ha scoperto il suo male e con immensa serenità e consapevolezza della gravità della sua situazione di salute, disse pubblicamente che in fondo quel male che l’aveva colpito gli faceva vedere il mondo con occhi diversi. Era come mettere in evidenza una condizione che le faceva apprezzare le cose semplici della vita, assaporarle in ogni attimo senza mai rimandare nulla. Ecco, è proprio questo che mi è rimasto dentro dell’assessore e dell’uomo Maurizio Braccialarghe. Un insegnamento forte, penetrante ancor più degli appunti che ho preso in tanti anni nell’accorrere sempre al seguito delle varie conferenze stampa organizzate dall’assessorato alla cultura del Comune di Torino.
Forse, essere giornalisti vuol dire anche questo.

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