L’Italia frana sotto l’incedere della pioggia insistente


Ci risiamo. Nuove perturbazioni e nuove tragedie. L’Italia è sotto tiro ed è messa a dura prova da quei cambiamenti climatici dei quali, nonostante gli avvertimenti di una ventina d’anni fa, non si è tenuto conto della reale gravità nel non prendere le adeguate misure. Questo è un problema che in realtà investe tutto il mondo, ma in Italia siamo storicamente ancora più indietro di altri Paesi Europei. Dopo il Ponte Morandi, sotto il peso di una colata di fango è crollato pure un viadotto in Liguria. E’ un tratto conosciuto come la Madonna del Ponte, nella A6 Torino Savona di competenza dell’Autostrada dei Fiori. E adesso si cerca un’auto che molto probabilmente si trovava a passare proprio in quell’istante. Tuttavia, su questo eventuale fatto per il momento non ci sono certezze, anche se resta il problema di fondo di un’Italia fragile che si sgretola alle prime serie perturbazioni causate dai cambiamenti climatici. Tutta questa inefficienza politica nel sistema chiamato Italia, ci porta sempre più a constatare come il nostro Paese sia stato mal gestito nei vari decenni di storia, in cui tutti i governi in carica non hanno preso le giuste misure su una realtà climatica che è visibilmente cambiata. Un grido d’allarme accorato, messo in chiaro dai numerosi avvertimenti da parte di tanti studiosi mondiali di un clima che attraverso le sue manifestazioni violente, causate dal manifestarsi di una nuova situazione creatasi nell’atmosfera, richiedeva maggiore attenzione nella ricerca della prevenzione. Già, la prevenzione di cui tanto si parla nel cambiamento culturale per una maggiore sensibilizzazione nel migliorarsi in quel “prevenire che è meglio del curare” del quale si fa più abbellimento teorico che pratico. E se pensiamo che questa magica parola – “PREVENZIONE” – sia legata anche alla sanità del nostro Paese, in un mondo in cui ogni persona è ormai convinta che per la propria salute sia meglio ricorrere tempestivamente alle indagini del caso attraverso visite e ricerche varie, ecco che ti accorgi che i tempi di prenotazione sono talmente lunghi che fai in tempo a morire. Ma questa è un’altra storia che ci porterebbe lontano e comunque ci distoglierebbe dal problema della prevenzione nell’affrontare l’urto impetuoso dei cambiamenti climatici. Dicevamo del crollo del viadotto nell’A6 Torino Savona, ma potremmo parlare dell’inondazione e del fango che ha intaccato la bellezza delle strade, dei vicoli e dei sassi di Matera. Ma potremmo anche parlare dei disastri e delle inondazioni avvenute in Sardegna piuttosto che in Sicilia, Calabria in Campania, in Liguria e in quel lungo tragitto appenninico che si dirama verso tutto l’italico stivale. Milioni di danni a coltivazioni e cose, con conseguenti perdite umane. E poi Venezia e la sua acqua alta. Un altro dramma causato dall’impreparazione ad eventi naturali più volte discussi per salvaguardare la città e i suoi beni culturali di immenso valore, ma che sembrano essere sempre inascoltati nel reale tentativo di porre una soluzione al problema. E intanto Venezia stenta a rialzarsi a riprendere vita e resta inondata più che dall’acqua della laguna, dalle proteste e dal fermento popolare di un luogo che avrebbe bisogno di essere ascoltato, aiutato. E non c’è sbraitamento politico di parte, adatto alla risoluzione delle varie problematiche ambientali che mettono in evidenza l’impreparazione totale nel sapere da dove cominciare. Manca la tutela, manca l’organizzazione di base in un’Italia che affonda nei suoi guai.

Salvino Cavallaro

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