La Polizia di Stato di Palermo ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari emessa dal GIP presso il Tribunale di Palermo nei confronti di 11 persone ritenute responsabili dei reati di rapina e lesioni, tutte aggravate dall’odio razziale.
I soggetti, alcuni già noti alle Forze dell’Ordine per reati contro il patrimonio e in materia di stupefacenti, sono ritenuti responsabili di un episodio grave e cruento, risalente a pochi mesi fa, quando una banda di giovani, armati di mazze da baseball e sedie, fecero irruzione in un market aggredendo il titolare, cittadino del Bangladesh e gli avventori presenti, suoi connazionali.
Le indagini, condotte dai poliziotti della Squadra Mobile di Palermo e del Commissariato “Zisa”, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Palermo, lo scorso 27 ottobre aveva già portato all’arresto in flagranza di reato, da parte degli agenti del Commissariato “Libertà”, di due soggetti, da allora in carcere con l’accusa di rapina.
I due rimangono in carcere e a loro carico la misura di oggi viene applicata perché ritenuti responsabili anche delle lesioni aggravate dall’odio razziale.
I poliziotti hanno ricostruito l’intero organigramma della banda che si era resa protagonista della “spedizione punitiva” contro un cittadino bengalese, colpendolo con calci e pugni ed esprimendo verso la vittima epiteti di disprezzo razziale. Inseguito dopo le prime percosse, venne raggiunto in un negozio di proprietà di suoi connazionali, dove si era rifugiato in compagnia di un amico, anche lui bengalese, che era intervenuto a sua difesa contro il gruppo.
Una volta nel negozio, si scagliarono contro il bersaglio principale, lo trascinarono nel retrobottega, picchiandolo e sottraendogli l’anello in oro che portava al dito.
La furia del gruppo non si arrestò, investendo il connazionale che aveva cercato di aiutarlo a sfuggire al primo assalto ed il proprietario del negozio, anche lui bengalese, dapprima malmenandolo, poi minacciandolo di morte se non avesse messo a loro disposizione le immagini del sistema di video sorveglianza attivo nel suo negozio, all’evidente scopo di renderle inutilizzabili quale prova delle loro azioni.
I malviventi interruppero le violenze solo all’arrivo delle Volanti della Polizia di Stato.