STORIA RECENTE DI UN MONDO SEMPRE DIVISO E IN CONFLITTO – LA CADUTA DEL MURO DI BERLINO SEGNO’ DI FATTO LA FINE DEL PATTO DI VARSAVIA. GRADUALMENTE I VARI STATI DI QUEL BLOCCO ADERIRONO ALL’UE E ALLA NATO


 

Giuseppe Stella – Il Patto di Varsavia del 1955 stabilì che l’Unione Sovietica avesse egemonia su una vasta area dell’Europa orientale e dei suoi Paesi ivi ricadenti.

Gli Stati facenti parte di quel patto erano: URSS (egemone), Albania, Bulgaria, Cecoslovacchia, Germania dell’Est, Ungheria, Polonia e Romania.

Si fondò sul principio della difesa comune ma

presto si trasformò in un apparato di controllo dispotico dell’Unione Sovietica sull’Europa orientale per attività e strategie difensive durante la cosiddetta “Guerra Fredda” contro gli Usa.

Dal 1991 al 1996 gli Stati del blocco sovietico manifestarono la volontà di entrare nell’Unione Europea.

Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria, Estonia e Slovenia, iniziarono gli accordi bilaterali conclusi ad aprile del 1998; Bulgaria, Lituania, Lettonia, Romania e Slovacchia entrarono nel febbraio 2000. Nel 2004 fu la volta di Polonia, Ungheria, Slovacchia, Estonia, Lituania e Lettonia; nel 2007 entrarono la Bulgaria e la Romania. Dal 2004, tutti i paesi del Patto di Varsavia furono anche membri della Nato.

PATTO DI VARSAVIA 1 Il patto di varsavia 60 anni fa.

Un primo punto di svolta poi fu la cadura del “muro di Berlino” nel 1989, quando in sostanza quel patto venne meno e successivamente ogni Stato divenne indipendente; ma poi ci furono accordi per modificarli (ormai però di fatto cancellati) e di transizione della Nato.

 

La Nato nacque in seguito alla guerra fredda e alla costante minaccia dell’Unione Sovietica dalla fine del secondo conflitto mondiale.

Si voleva aumentare la presenza Americana sul continente Europeo e favorirne l’integrazione politica.

I comunisti dei vari Paesi dell’Ovest, con l’aiuto economico che concedevano loro i Russi, tentavano di rovesciare i governi europei democraticamente eletti come accadde in Cecoslavacchia nel 1948; in pericolo c’era anche l’Italia, Paese in cui i comunisti erano agguerriti e parlavano spesso di rivoluzione di tipo bolscevico e sovietista (durante la guerra fredda).

Col Piano Marshall gli Usa fornirono molti aiuti ai Paesi Europei, ciò che contribuì a superare la grave crisi economica del dopo guerra.

Gli Stati europei intuirono presto che la sicurezza era fattore importante e iniziarono a cooperare tra loro fino a realizzare nel 1954 l’Unione Europea Occidentale democratica.

Realizzarono anche che un’eventuale attacco sovietico poteva essere contrastato solo con accordi transatlantici. Il trattato del Nord Atlantico in sintesi stabiliva che qualsiasi aggressione armata contro uno o più Paesi Europei sarebbe stato considerato un attacco contro tutti, ciò che avrebbe mobilitato militarmente ogni alleato per reazioni militari armate.

La Russia era temuta per la sua situazione politica tirannica e dispostica dovuta all’ideologia aberrante comunista che non riconosceva alcuna libertà nè i diritti umani.

Il trattato però aveva creato sì gli alleati ma non le necessarie strutture militari.

Le intenzioni sovietiche imperialiste e di espansione destavano di contro non poca preoccupazione anche perchè nel 1949 fecero scoppiare un’atomica di “monito”. Poi scoppiò nel ’50 la guerra di Corea che creò ulteriori apprensioni.

La Nato però non tardò a consolidare le sue strutture di comando costituendo una sede militare in Francia con un nucleo a Rocquencourt, nei pressi di Versailles

con al comando il generale Dwight D. Eisenhower.

Primo segretario generale Nato a Parigi fu nominato

Lord Ismay del Regno Unito.

Poi ci fu il miracolo economico post guerra e l’Italia ne usufruì nel ’63, nel ’52 la Grecia aderì all’alleanza e anche la Turchia mentre la Germania dell’Ovest nel ’55. Poi fu creata una vera e propria comunità.

Le adesioni alla Nato dei nuovi alleati però diedero origine nel ’55 al Patto di Varsavia da parte della Russia. Nel ’61 si costruì il muro di Berlino che divise la città in due parti: ad Est c’era la dittatura comunista e la tirannia sovietica, ad Ovest la democrazia Americana e la libertà.

La Nato da allora si ripropose di attaccare la Russia con armi nucleari se questa avesse messo in atto tentativi di aggressione armata. Era una questione di dissuasione di ambo le parti in causa, un deterrente da strategia del terrore.

Quando nel ’56 la Russia lanciò lo Sputnik nello spazio, la Nato sollecitò gli alleati ad una maggiore collaborazione scientifica.

Nel 1979 la guerra fredda si accentuò con l’invasione della Russia dell’Afghanistan.

Nel 1985 molti avevano capito che il comunismo sovietico fosse al capolinea e da parte della Russia si fecero passi avanti nell’accettazione dei diritti umani sanciti nell’atto di Helsinki che comprendeva la sicurezza e la cooperazione in Europa e alla quale aderirono 35 Paesi tra i quali Usa, Urss, Canada e tutti gli Stati d’Europa: ciò determinò un tentativo di riavvicinamento dei rapporti tra i due blocchi.

Dal tutto scaturì la base per la fondazione dell’Ocse (Organizzazione sicurezza e cooperazione in Europa).

A queste pratiche si aggiunsero richieste di diritti civili e politici dei Paesi aderenti al patto di Varsavia, in particolare in Polonia da parte di Lech Walesa, capo di un sindacato indipendente chiamato “Solidarnosc”: tutto ciò in chiaro contrasto con le ideologie comuniste e sovietiche fondamentalmente tiranniche e oppressive che via via venivano picconate e disintegrate alla radice.

Quando cadde il il Muro di Berlino il 9 novembre 1989 si presentarono altri problemi anche riguardo alla sopravvivenza della stessa Nato nell’ambito dell’Alleanza Atlantica e delle armi nucleari dei Paesi membri del Patto di Varsavia.

La Nato ovviamente andò ancora avanti perché l’Europa si sarebbe allargata ad Est, stante la disintegrazione dell’Unione Sovietica, e perchè rappresentava un grande progetto di sicurezza, di pace e di democrazia.

Tutti i Paesi ex sovietici liberati dalla tirannia imposta per tantissimi anni a quei popoli videro nella Nato lo strumento ideale per la stabilità nei rapporti euro-atlantici e di partenierato

Crollato il comunismo, nella ex Jugoslavia si fece avanti una forma di nazionalismo esasperato con eccessi di violenza etnica, una specie di guerra civile che però fu considerata dagli Alleati un’epurazione aggressiva. La Nato intervenne con circa 60 mila uomini per un piano di pace e per bloccare i crimini di guerra ricorrenti, ma nel 2004 quel ruolo venne assegnato all’Unione Europea.

Durante il conflitto in Georgia del 2008, la Russia aveva già iniziato un processo di modernizzazione e miglioramento rivolto all’organizzazione, addestramento e logistica delle proprie forze armate. Ciononostante la rapida escalation dell’azione russa in Ucraina colse di sorpresa la Nato. La crisi in Ucraina finì per trasformare radicalmente la percezione reciproca di Nato e Russia: la Russia si considerò in conflitto con l’Occidente e l’Alleanza Atlantica non la ritenne un partner affidabile.

Si ipotizzò pertanto una normalizzazione delle relazioni tra Nato e Russia, almeno in termini economici.

A tal riguardo, si prese ad esempio il rapporto esistente tra Italia e Francia con la Federazione Russa.

Un ritorno alla normalità nei rapporti tra Nato e Russia a seguito della crisi ucraina non sembrava tuttavia possibile nelle circostanze allora in atto. Dal 1° aprile 2014 i membri Nato all’interno del Consiglio Nato-Russia sospesero ogni progetto di cooperazione con Mosca civilmente e militarmente.

Nonostante vari aspetti dello scenario orientale europeo richiamassero alla mente la Guerra fredda, si notarono diverse differenze con l’era pre-1989.

Le divisioni attuali sono rappresentate dal confine con le repubbliche baltiche, un vantaggio pratico per la Russia.

La Nato ha sì capacità superiori ma Mosca può contare su maggiore rapidità di schieramento.

In tali condizioni respingere un’eventuale aggressione di Mosca risulterebbe più difficile e complesso.

Però con i mezzi attuali Ue si potrebbe garantire una maggiore sicurezza dei confini ad Oriente.

La crisi con l’Ucraina ha costretto la Nato a interventi di supporto in Oriente e di possibilità di interventi rapidi con l’aumento dei velivoli, schieramenti di caccia in Romania e Polonia e di velivoli per attività di addestramento in Romania, intensificazione del pattugliamento, dispiegamento di forze di terra lungo i confini orientali dell’Alleanza per la rotazione di addestramenti ed esercitazioni. Le forze Nato così potrebbero essere maggiormente pronte ad agire sia a est che a sud con più efficacia.

Poi, si dovrebbero chiarire altre priorità riguardo alla dura battaglia allo Stato islamico e ad altri gruppi che praticano simili modelli di lotta, e questo per distinguere le ipotesi di difesa da quelle sulla sicurezza interna.

Adesso la Nato ha un nuovo ruolo necessario che riguarda la sicurezza di tutti a causa dello sfilacciamento delle Nazioni e delle azioni estremistiche violente, minacce acclarate di questo primo periodo del secolo in corso. Una sfida che riguarda tutti.

E’ già in corso, e non da ora, una seconda guerra fredda: quella contro la Cina e il suo anelito imperialista di dominio comunista e l’altra nei riguardi dello Stato islamico, una pericolosa teocrazia estremista e terrorista.

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