Quando la pandemia si attenuerà, potremmo dire di non avere imparato nulla da questa terribile esperienza umana. E sapete perché? Semplicemente perché in noi riaffiorerà la convinzione di recuperare maldestramente ciò che si è perso in tanto tempo di paure, di lockdown generalizzato e parziale, di confusione immane sul significato di convivere con il covid in modo corretto. Sarà di nuovo un liberi tutti, sfrenatamente proiettati verso l’egoismo di salvaguardare noi che siamo incuranti degli altri. Eppure è il tempo in cui i morti sono considerati dei numeri, delle statistiche giornaliere che danno sfogo a salotti televisivi e dichiarazioni di virologi e politici in contrasto tra loro. Il popolo è in subbuglio e le contestazioni furibonde si scatenano nelle città tra l’approfittare della delinquenza di frange politiche e anche comuni che speculano sulla confusione totale per creare disordini. E’ un peggiorare una situazione già sfuggita di mano a chi questo Paese chiamato Italia dovrebbe dirigerlo in maniera competente e consapevole che nella politica, oggi più che mai, si dovrebbe perdere un po’ delle proprie rincorse all’apparire per sostituirle con l’esempio di lavorare insieme per il bene comune. Ma non c’è niente da fare, perché l’imperante individualismo è macroscopicamente accecante, in barba a ciò che significa operare per la Nazione. E allora non si capisce bene perché in una simile situazione di difficoltà e di disagio sanitario si continui a non essere risolutivi a prendere le dovute precauzioni nell’individuare e risolvere il problema. Gli ospedali continuano a essere straboccanti di malati da Covid, le terapie intensive sono affollatissime, il personale medico e infermieristico è insufficiente. Eppure siamo stati, siamo e purtroppo saremo ancora per molto tempo in una emergenza che ci ha sopraffatti. E allora tutto diventa relativo, anche le cose che per anni abbiamo ritenuto scontate e adesso ci mancano. Maledettamente mancano. E’ il tempo della solitudine che dà sicurezza di non essere contagiati da altri, dell’individualismo che è il male più profondo dell’umanità. E intanto i morti sono numeri senza un vissuto. Proprio come non fossero mai esistiti.
Salvino Cavallaro