Vicenza dà l’ultimo saluto al figlio della gloriosa storia del suo pallone


– Stadio Romeo Menti di Vicenza. –

 

Paolo Rossi

 

Vicenza e i vicentini uniti per dimostrare tutto l’affetto al campione, a colui il quale era stato insignito della cittadinanza vicentina come segno di gratitudine per quello che aveva fatto sul campo ai tempi in cui giocava tra le fila del Lanerossi Vicenza di G.B. Fabbri. Paolo Rossi è nato a Prato, ma per molti anni tante persone hanno pensato che fosse veneto. Un vicentino doc quale lui non era, ma è come se lo fosse stato per avere incarnato perfettamente quelle caratteristiche umane e culturali che la bella Vicenza gli aveva consegnato. Era come avere assorbito attraverso il pallone giocato a ottimi livelli con la maglia biancorossa nel mitico Stadio Menti, quel rapporto stretto di amicizia con la città e i suoi abitanti. D’altra parte, il carattere semplice di Pablito, ben si addiceva al modus vivendi e operandi di una Vicenza con la quale ha subito stretto rapporti quasi familiari, un qualcosa che andava oltre la semplice curiosità, la relazione e l’incontro tra tifoso e giocatore, ma si allargava come senso di rispetto nell’abbraccio reciproco con il popolo veneto, le cui caratteristiche peculiari si ammantano da sempre di quell’umano sentire che si traduce in calore di vivere. La partita della domenica, i gol di Pablito, la squadra del Lanerossi Vicenza ben condotta dall’indimenticato mister G.B. Fabbri, non erano altro che il contorno di una giornata di festa che i vicentini vivevano in maniera entusiastica nel vedere giocare il giovane Paolo Rossi nel manto erboso dello Stadio Menti. Ed è proprio lì, dove ancora oggi tra le pieghe delle antiche mura di questo mitico stadio vicentino capace di offrire football provinciale di ottimo livello tecnico, sembra sentire ancora il boato dei tifosi biancorossi che si entusiasmavano ai dribbling, alla velocità e ai gol di quell’esile calciatore capace di fare la differenza. E non è un caso che per onorare la memoria di Paolo Rossi, Vicenza e i vicentini abbiano pensato di allestire la camera ardente proprio su quel prato verde, su quei fili d’erba che hanno visto girare un pallone che per molti anni è stato il vanto di questa città del Veneto. Domani, invece, i funerali che si potranno vedere anche in diretta TV dalle 10,30, saranno celebrati nel Duomo di quella Piazza vicentina dove Paolo era solito incontrarsi con la gente, proprio come fosse uno qualunque, uno di loro che era capace di mostrare umiltà e intelligenza. Ecco, diremmo proprio che questo indissolubile legame che si è instaurato nel tempo tra Pablito, Vicenza e i vicentini, abbia avuto un inizio, un durante e un dopo che non finirà, che continuerà nel ricordo non soltanto negli annali del calcio ma, soprattutto, nell’immenso idem sentire instauratosi tra le due parti: Pablito il goleador e Vicenza. Per questo prevediamo un mesto, ordinato, quanto rispettoso flusso di vicentini e veneti che arriveranno da ogni dove allo Stadio Menti, per dare l’ultimo saluto a lui che assieme a Roberto Baggio ha rappresentato l’orgoglio di questa terra innamorata del pallone con la passione e il cuore che non si può considerare inferiori ad altre parti d’Italia. E lui, il Pablito nazionale, il ragazzo toscano venuto da Prato che oggi è volato in cielo, si è nutrito per anni di tutto l’affetto di un popolo semplice, umile com’è stato lui in campo e nella vita di tutti i giorni. Il suo sorriso è ancora stampato là come le braccia al cielo in segno di ringraziamento dopo un gol fatto, dopo l’abbraccio dei compagni di squadra che con lui hanno vestito quella la maglia biancorossa del L.R. Vicenza che è l’orgoglio della città veneta che non smetterà mai di volergli bene.

Salvino Cavallaro

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