Quei maledetti anni ’70 – ’80, tra piombo e tritolo.Vent’anni di attentati delle Brigate Rosse


— “Movimento” Brigate Rosse —

— Agenzia Agim —

— A cura di Salvino Cavallaro  — Mezzo secolo di indagini giudiziarie, di processi e sentenze condotte tra difficoltà di far emergere la verità e depistaggi spesso voluti e studiati ad arte per confondere e mimetizzare la vera radice delle forze sovversive delle Brigate Rosse. Chi furono i responsabili e i mandanti di tanti atti terroristici degli anni di piombo? Questo è un quesito che ancora oggi, nonostante tutto, è avvolto da una serie di dubbi che forse resteranno sempre tali. Ma l’arresto in Francia di tutta una serie di terroristi delle Brigate Rosse ricercati da sempre, riconduce oggi a una serie di domande che il naturale trascorrere del tempo porta via con sé. Non per ultimo ci si chiede chi dei giovani d’oggi in un mondo scolastico dove in pratica si studia poco la storia e ancora meno quella contemporanea, chi sappia di quel moto rivoluzionario operaio che si organizzò in modo tale da uccidere tanti rappresentanti del Potere. Chi fu la mente mandataria e chi furono gli operatori materiali di stragi di innocenti. Uccisioni vigliacche e sangue che scorreva a fiumi in un’Italia ferita da lotte politiche che fermentavano e pullulavano attraverso organizzazioni eversive culminate il 16 marzo 1978, con l’uccisione di Aldo Moro in quell’agguato di Via Fani a Roma. Gli arresti in Francia di 7 terroristi rossi degli anni di piombo, ha riaperto le pagine un po’ ingiallite ma mai chiuse del libro di chi per antica generazione come noi, ha vissuto quel periodo storico i cui atti barbarici sono ancora vividi in noi come se ci fosse ancora qualcosa da sapere. Sì, perché ci sono ancora tante cose da sapere che il tempo ha affievolito ma non dimenticato. E così, rivisitando i momenti di terrorismo vissuto attraverso i volti dei 7 terroristi catturati, nella nostra mente scorre come in un film tutto il sangue versato. Fonti investigative rivelano che tra i fermati c’è Giorgio Pietrostefani, ex esponente di Lotta Continua condannato a 14 anni 2 mesi e 11 giorni di carcere con l’accusa di essere il mandante dell’omicidio del commissario Luigi Calabresi. Assieme a lui compaiono i nomi di Roberta Cappelli, Marina Petrella, Sergio Tornaghi delle Brigate Rosse e Narciso Manenti dei Nuclei Armati per il Contropotere Territoriale, tutti condannati all’ergastolo. Con loro sono finiti in manette anche i due ex brigatisti, Giovanni Alimonti e Enzo Calvitti. La cattura è arrivata dopo 20 giorni dall’incontro tra la Ministra della Giustizia Marta Cartabia e il suo omologo francese, nel corso del quale la ministra ha rinnovato al governo di Parigi la richiesta di consegnare a Roma gli ex terroristi condannati. Compariranno entro 48 ore di fronte alla procura generale della Corte d’Appello di Parigi, prima che un giudice stabilisca le misure cautelari che rimarranno in vigore fino a che non sarà completato l’esame della richiesta di estradizione. La presidenza francese ha fatto sapere che la decisione di trasmettere alla Procura della Repubblica questi nomi é stata presa da Macron in persona, ed è strettamente in linea con la dottrina Mitterand che prevede di concedere asilo agli ex brigatisti, tranne che per crimini di sangue. Dunque, un altro capitolo si aggiunge alla confusa storia di quel dilagante terrorismo estremista, che è stato anche il frutto di una cultura democratica forse fragile e troppo avanti nel suo percorso sindacale e politico, rispetto alla generale difficoltà sociale di non sapere acquisire unanimemente l’importanza di unirsi per il bene del futuro del nostro Paese.

Salvino Cavallaro

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