Vivere meglio e più a lungo? Si può


Grazie alle nuove terapie sempre più personalizzate ed efficienti, oggi è possibile affrontare i tumori con migliori aspettative, sia in termini di tempi che di qualità di vita —

Il numero degli italiani che vivono dopo una diagnosi di tumore è in costante aumento: di cancro si può guarire ed infatti una percentuale importante, pari al 27%, torna ad avere la stessa aspettativa di vita della popolazione che non viene colpita dalla malattia. Il merito è sicuramente dei progressi compiuti in ambito scientifico e delle campagne di prevenzione che consentono di individuare una eventuale patologia in fase precoce. Di questi e altri argomenti (con particolare attenzione alla senologia e all’urologia) si è parlato al convegno “La qualità di vita nel paziente oncologico”, organizzato da Humanitas Centro Catanese di Oncologia e presieduto dal Dott. Michele Caruso, Responsabile della Ricerca Clinica della struttura; e dal Prof. Antonio Serrao, chirurgo urologo.

Perineo: un’unica struttura muscolare, mille funzioni.

L’urologia sta conoscendo in questi ultimi anni un notevole miglioramento, sta crescendo di livello sia terapico che chirurgico: per una buona riuscita del percorso di diagnosi, cura e follow-up è fondamentale il concetto di lavoro di squadra.

Quando si parla di recupero post-patologia, assume un ruolo importantissimo il perineo, una struttura poco nota: tutti lo usano ma pochi lo conoscono. Tutto ciò che abbiamo nella nostra pancia è supportato da un pavimento che è una struttura muscolare con una caratteristica importante: è l’unico muscolo che inizia e finisce sullo stesso osso, ovvero il bacino. Sul cingolo pelvico c’è una vera e propria amaca muscolare che tiene su tutto. Viene utilizzato in innumerevoli occasioni e riguarda tantissime circostanze: continenza, rapporti sessuali, stitichezza. Ma anche quando muoviamo, ad esempio, un braccio il pendolo è sempre il perineo; ci tiene in equilibrio anche quando camminiamo. Insomma, il perineo non dorme mai: è costantemente impegnato nel bilanciare i cambiamenti posturali.

La riabilitazione perineale è uno degli argomenti chiave: “Parliamo – spiega il Prof. Serrao, chirurgo urologo di Humanitas Centro Catanese di Oncologia – di problemi che riguardano (in maniera a volte simile e a volte differente) sia gli uomini che le donne: di prolasso, continenza urinaria, stitichezza, riabilitazione post-parto, impotenza e disfunzioni erettili. Il perineo nell’uomo è attraversato da due canali, urinario e rettale; nella donna invece i canali sono tre, perché si aggiunge quello vaginale e dunque il pavimento è più debole perchè è forato in tre punti anzichè due e risulta così strutturalmente più debole per una questione anatomica”.

Nella donna è fondamentale la questione del recupero del tono muscolare dopo il parto: “Tutto quello che le donne lamentano più frequentemente (prolasso, incontinenza da sforzo) – spiega il Prof. Serrao – dovrebbe avere come conseguenza l’esercizio; e invece non lo fanno quasi mai e pensano solo agli addominali per smaltire quel po’ di ‘pancetta post-parto’ che dunque non fa altro che peggiorare la situazione, perché aumentando il tono muscolare della parete anteriore dell’addome aumenta il peso che il perineo dovrà sostenere”.

Le patologie oncologiche accentuano tutti questi problemi e dunque la riabilitazione risulta fondamentale: dopo un intervento per tumore alla prostata così come di uno all’utero risulterà importantissima la ginnastica perineale; ma anche le nuove metodiche non invasive che ultimamente stanno conoscendo sempre nuovi sviluppi, come la magnetoterapia, che tra l’altro non ha controindicazioni né effetti collaterali.

Gli esercizi sono semplici e possono essere svolti da tutti senza controindicazioni: sia gli uomini che le donne (soprattutto nel periodo post-parto) possono rinforzare il perineo contraendo e rilassando i muscoli attorno all’ano e all’uretra, per esempio interrompendo volontariamente il getto urinario.

Senologia: guarire prima, vivere meglio

La paziente con il tumore della mammella oggi “deve essere presa in carico – spiega il dott. Michele Caruso, Responsabile della Ricerca Clinica di Humanitas Centro Catanese di Oncologia – da un team di specialisti che programmano un percorso che parte dalla diagnostica per arrivare alla terapia. Ogni paziente avrà dunque la migliore terapia chirurgica, medica o radioterapica. Dall’analisi dei diversi fattori prognostici oggi, noi medici siamo in grado di proporre alla paziente la terapia migliore. Non una buona cura ma la migliore”.

Il tema è di grande impatto sociale e va programmato sia da parte delle istituzioni sia da parte delle strutture sanitarie che devono essere in grado di fornire gli adeguati supporti clinici e psicologici: superare la malattia, sconfiggere il cancro, vuol dire tornare a vivere pienamente e organizzare la propria quotidianità in maniera nuova e consapevole. Si aprono nuovi scenari e si è più arricchiti sul piano personale. Si capisce come la condizione di lungo-sopravvivenza tocchi tutti gli aspetti del vivere giorno dopo giorno: stile di vita sano, attenzione alle relazioni con gli altri e partecipazione alla vita sociale, passando ovviamente per l’amore verso il partner e la famiglia, stimolo enorme per tornare alla vita. Così come è fondamentale il ritorno al lavoro, indispensabile se si vuole ricominciare davvero.

Le donne guarite dal tumore al seno – sostiene il dott. Caruso, – devono confrontarsi con un passato fatto di interventi medico-chirurgici e possono dunque manifestare malattie correlate che devono essere tenute sotto stretto controllo dai medici e che spesso coinvolgono più aspetti della vita. Il medico che ha in cura la paziente deve conoscere gli effetti collaterali acuti e in particolare quelli che compaiono dopo lungo tempo, anche anni, per poterli meglio affrontare nell’ambito di ambulatori dedicati”. L’importanza dell’approccio oltre le terapie è sottolineato anche da alcuni progetti ai quali partecipa Humanitas, dedicati proprio ai pazienti che “hanno la necessità e il diritto – continua il dott. Michele Caruso – di essere continuamente assistiti”.

Le donne lungo sopravviventi devono essere tutelate ed accompagnate nel cammino di recupero che deve necessariamente basarsi su un approccio multidisciplinare che prevede un sostegno a 360 gradi, visti i molteplici aspetti coinvolti: da quello psicologico a quello cardiologico, passando per i delicati aspetti relativi alla sessualità e alla riproduzione, fino a quello estetico.

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