Milazzesi bloccati in Lombardia, nota del sindaco Formica


 . Coronavirus: succedono anche queste cose, ma non poteva intervenire la Regione Lombardia se risiedono lì?

In riferimento alla notizia apparsa oggi su un organo di stampa on line che racconta la storia di due milazzesi bloccati in Lombardia in quanto non hanno i soldi per pagarsi l’autoisolamento che dovrebbero fare a Milazzo ed evidenzia l’assenza di aiuto da parte del Comune di Milazzo, il sindaco Giovanni Formica ha rilasciato la seguente dichiarazione per spiegare i fatti:
“Se il solito giornaletto cittadino online avesse osservato le regole minime del giornalismo, quelle che anche i bambini delle elementari conoscono – esordisce Formica – avrebbe contattato l’ufficio stampa del Comune per sentire, come sarebbe stato doveroso, la “controparte”. E questo ancor più quando si discute di questioni delicate che capitano in un momento molto delicato.
Mi tocca, quindi, chiarire come si sono svolti i fatti. Da diverse settimane sono in contatto con due concittadini che lavorano in Lombardia e che mi dicono di voler rientrare in Sicilia. Sono due persone che conosco personalmente. Stamattina sono stato investito del problema del loro rientro anche dall’assessore Di Bella.
Uno dei due mi ha chiesto, telefonicamente, se il comune avrebbe potuto sostenere il costo di un B&B per la durata della quarantena. Ciò in ragione delle difficoltà economiche conseguenti alla sospensione dell’attività lavorativa, con collocazione in cassa integrazione non ancora percepita.
Nel corso della conversazione, dopo aver chiarito come funziona la quarantena, insieme all’assessore ai servizi sociali abbiamo riferito che, in forza del bando appena pubblicato dal Comune, il nucleo familiare della persona in questione avrebbe avuto diritto a percepire il sostegno alimentare e che questo avrebbe consentito un risparmio con il quale finanziare, insieme al collega ed almeno in parte, il periodo di isolamento.
A fronte delle resistenze incontrate, ho assicurato al mio interlocutore che, comunque, avremmo trovato una soluzione, ma solo a condizione che, al di là della mancata percezione della indennità di disoccupazione, la situazione generale del nucleo familiare fosse di effettiva indigenza; circostanza, questa, che avrebbe potuto giustificare l’esborso di denaro da parte del comune nel pieno rispetto delle regole.
A questo punto mi è stato riferito dell’esistenza di risparmi in banca finalizzati al pagamento del mutuo; testualmente “qualche mille euro”. Dopo il mio suggerimento di sospendere il pagamento della rata di mutuo, la conversazione si è interrotta senza una conclusione e con reciproci, garbati, saluti.”

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