Ibrahimovic – Lukaku, esempio vergognoso e indecente


Ci sono momenti in cui il calcio lancia messaggi squallidi di diseducativo senso di imitazione. E proprio nella partita più attesa dei quarti di finale di Coppa Italia, nel derby tra Inter e Milan, abbiamo assistito a una scena di pessimo gusto. Ibra e Lukaku, infatti, sul finire del primo tempo hanno dato vita a un teatrino di pessimo gusto che per poco non è finito in rissa. Alla fine ha vinto l’Inter in superiorità numerica contro un Milan ridotto in dieci per l’espulsione dello svedese all’inizio del secondo tempo. Il risultato di 2 a 1 (reti di Ibrahimovic, Lukaku e Eriksen) ha dato idea di un’Inter forse più aggressiva e coriacea, rispetto a un Milan che dopo la figuraccia rimediata contro l’Atalanta in campionato avrebbe avuto l’occasione per rifarsi. Ma non è stato così, perché la squadra di Pioli, nonostante gli ottimi interventi del portiere Tatarusanu e la vitalità nelle ripartenze di Leao, non è riuscito a rendersi davvero pericoloso durante l’arco di tutta la partita. Alla fine l’Inter di Conte ha meritato di passare il turno, non fosse altro per la caparbietà e la tigna dimostrata dal solito Barella che è l’anima di questa squadra. Eppure, non fosse stato per il gol su calcio di punizione dell’incompreso Eriksen, avremmo visto probabilmente l’ennesimo sviluppo dei tempi supplementari e chissà, magari dei calci di rigore. Tuttavia, come dicevamo pocanzi, l’Inter ha meritato di chiudere il conto nei tempi regolamentari per una maggiore grinta e determinazione dimostrata in tante circostanze della gara. Ma ritornando alla diatriba tra i pesi massimi Ibra e Lukaku, diciamo ancora che lo spettacolo è stato pessimo e carico di ingiurie. Vedere le telecamere Rai soffermarsi in quel testa a testa tra i due con fare di sguardi iniettati di odio, beh, possiamo dire che avremmo davvero fatto a meno di vedere. Vecchie ruggini che in un attimo si sono materializzate con la provocazione dell’uno contro l’altro, mentre i rispettivi compagni di squadra in parte tentavano di dividere i due e in parte davano l’impressione di volersi schierare in malo modo gli uni contro gli altri, rischiando di creare un parapiglia generale. Per fortuna il buon senso ha avuto la meglio, anche se sul finire del primo tempo, prima dell’entrata verso il sottopassaggio che accompagna gli atleti verso gli spogliatoi, abbiamo visto Lukaku volersi scagliare minacciosamente e con tanta forza fisica contro Ibra per fargliela pagare. Provocazioni, parole e minacce che distruggono il calcio e che fanno pensare a falsi miti super pagati, incuranti della loro responsabilità per un esempio di buona condotta che dovrebbe persino essere sottoscritto al momento della firma del lauto contratto con il club di appartenenza. Non ci interessa entrare nel merito delle minacciose provocazioni di chi ha continuato a fare cenno plateale di aspettarsi fuori dal campo per regolarizzare i conti in sospeso, diciamo solo che il calcio deve biasimare comportamenti di così grave messaggio, proprio per il suo immenso seguito di visibilità. Ma che senso ha adesso vedere sul palco dell’Ariston di Sanremo un Ibrahimovic così? Che immagine può apportare al Festival della Canzone Italiana che lo strapagherà per la sua presenza? E che ne sarà di un Lukaku che sembra sia stato provocato, ma che ha reagito in maniera spropositata nel volersi fare giustizia da solo? No, questo non è il calcio che vogliamo vedere, commentare, scrivere. E non si dica che questi duelli rusticani sono cose di campo che rientrano nella normalità e che ci stanno nell’evoluzione dei contrasti del gioco duro e maschio. No, questo è l’infimo esempio da biasimare, in un comportamento dal quale ci dissociamo in tutti i sensi. Non solo nel calcio.

Salvino Cavallaro                

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